Nelle zone montuose i villaggi sono in genere disposti lungo i fondovalli oppure sui pendii esposti al sole, dove era possibile coltivare il poco concesso dal clima severo e, nello stesso tempo, sfruttare i boschi e i pascoli circostanti per la silvicoltura e l’allevamento. Le case dei paesi di montagna presentano aspetti diversi a seconda delle zone. Tutte però dovevano difendere i loro abitanti dal freddo e dalla neve e pertanto presentano in genere tetti a doppia falda inclinata. Nella costruzione sono utilizzati in proporzioni variabili il legno e la pietra, materiali disponibili localmente, di cui il secondo costituisce un valido isolante.
In molti paesi carnici si notano edifici in pietra, più grandi e meglio costruiti delle altre case e spesso contrassegnati da un loggiato al piano terra e/o al primo piano. Si tratta in genere di edifici sei-settecenteschi (i più antichi risalgono al XVI secolo) ed erano le dimore delle persone più in vista della comunità paesana: famiglie importanti, personaggi di rilievo come notai, canonici o ecclesiastici. In molti casi tali edifici vennero costruiti, con i proventi del loro lavoro, da cramârs (i venditori ambulanti di spezie, stoffe e mercerie che stagionalmente emigravano dalla Carnia nei paesi dell’Europa centrale). La casa rappresentava per costoro la concretizzazione delle loro fatiche e speranze: il ritorno al paese di origine, la stabilità, il raggiungimento del benessere economico