I liberali sloveni

Ottocento



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 di Stefan Cok

Le idee e gli approcci liberali svolsero un ruolo di primo piano nell’evoluzione politica degli Sloveni nell’area del Litorale austriaco, conoscendo però percorsi di sviluppo specifici nelle tre diverse aree di Trieste, della Contea di Gorizia e Gradisca e dell’Istria.

Nel caso di Trieste assistiamo a un duplice fenomeno: da un lato, lo sviluppo di una rete di associazioni e di organizzazioni di stampo nazionale, operanti in campi molto diversi, dalla ginnastica all’istruzione, chiaramente ed esplicitamente ispirate ai modelli liberali provenienti dalle regioni ceche dell’Impero; in molti di esse è possibile rintracciare i nomi dei più importanti esponenti liberali negli elenchi dei promotori o negli organismi dirigenti. Dall’altro vi era la necessità, dovuta alle peculiari caratteristiche che assumeva a Trieste lo scontro nazionale, di saper raccogliere e organizzare consensi più ampi di quelli liberali in senso stretto: prova ne sia il nome, quasi programmatico, della Società politica Edinost (Unità) e dell’omonimo giornale. Proprio la fondazione della Società politica, nel 1874, e del giornale, nel 1876, rappresentarono i due momenti fondamentali di partenza di un’evoluzione politica che, altalenante sino a quel momento, avrebbe conosciuto un crescendo continuo negli anni successivi.

L’Edinost cercò così di catalizzare i consensi della popolazione slovena nel comune di Trieste, perseguendo a lungo l’obiettivo, mai realizzato, di una separazione amministrativa fra il comune cittadino e quelle aree del territorio abitate in maggioranza da sloveni che, sia a causa della prevalenza numerica dell’elemento italiano nel complesso del Comune che della legge elettorale vigente, sarebbero spesso risultate messe in secondo piano. All’obiettivo mai realizzato di separare le aree a maggioranza slovena dal comune di Trieste si sarebbe affiancato l’importante ruolo svolto da Ivan Nabergoj, deputato al Parlamento dell’Impero dal 1873 al 1897. Nemmeno tale importante portavoce a Vienna sarebbe peraltro riuscito, né avrebbero avuto maggior fortuna i suoi successori eletti dal 1907 in poi, a ottenere l’obiettivo politico maggiormente rivendicato dagli sloveni triestini: l’apertura anche nel centro cittadino di scuole popolari con lingua d’insegnamento slovena, al fine di rispondere ai bisogni di una popolazione urbana ormai ben presente. Alla momentanea crisi dovuta alla sconfitta di Nabergoj alle elezioni del 1897 avrebbe fatto seguito l’ultima fase di forte sviluppo all’inizio del nuovo secolo, contrassegnata dal pieno svilupparsi di una rete associativa attiva e per certi versi speculare a quanto sviluppato dal campo liberalnazionale italiano (i “Sokol”, Falchi, in campo ginnico contrapposti alla Ginnastica triestina, le scuole private della Società Cirillo e Metodio contrapposte alle scuole private della Lega nazionale, ecc.), dalla creazione di un nuovo fondamentale centro di presenza e riconoscibilità nel centro cittadino, rappresentato dal “Narodni dom” completato nel 1904, ai successi politici in senso specifico e lato, dalla rielezione di un deputato sloveno al Parlamento nel 1907, a dieci anni dalla fine del mandato di Nabergoj, alla revisione del censimento del 1910, ritenuto dagli sloveni come manipolato dal comune liberalnazionale. Appare peraltro opportuno segnalare come nel periodo fra il 1897 e il 1909 i consiglieri sloveni eletti nei sei collegi del circondario avrebbero rappresentato l’unica voce fuori dal coro in un Consiglio cittadino per il resto completamente dominato dai liberalnazionali italiani: in quei dodici anni infatti i quarantotto consiglieri eletti nelle curie cittadine sarebbero tutti stati espressione dei liberalnazionali (per quanto a volte divisi da lotte intestine), negli anni successivi alla definitiva sconfitta del partito conservatore filogovernativo e l’elezione dei socialisti, avvenuta a seguito della revisione del meccanismo elettorale, i consiglieri dell’Edinost sarebbero stati l’unica opposizione presente nel consiglio.

Lo sviluppo politico triestino avrebbe condizionato anche la situazione istriana. In questo caso non si può ignorare il ruolo svolto nella fase iniziale dal clero, in particolare dai vescovi virilisti (ovvero membri di diritto) della Dieta istriana; l’altro elemento di fondo era costituito dalla collaborazione avviata in campo politico fra sloveni e croati, in nome delle comuni lotte che li vedevano contrapposti all’elemento italiano. Del resto, fu la stessa Edinost a estendere il proprio raggio d’azione all’intera Istria, diventando ufficialmente –a seguito del tabor (meeting politico all’aperto, anch’esso ispirato alle similari manifestazioni sviluppatesi negli anni precedenti fra i Cechi) di Dolina vicino a Trieste nel 1878 – Società politica per il Litorale, quindi sia di Sloveni che di Croati. Similmente a quanto avvenuto a Trieste, anche nei comuni istriani e nella Dieta la questione dell’istruzione sarebbe stata il principale terreno di scontro, a essa si sarebbe affiancato anche il tema dell’uso delle lingue croata e slovena nella pubblica amministrazione e negli stessi organismi elettivi.

Ancora diversa l’evoluzione nel goriziano: qui, a differenza che a Trieste, liberali e clericali si sarebbero confrontati nell’arena elettorale, alternandosi più volte a partire dal 1901 in poi come forza maggioritaria alle elezioni provinciali e parlamentari, ma con un trend complessivamente favorevole al Partito popolare sloveno e quindi negativo per i liberali.

Comune a tutte e tre le aree sarebbe stato il tentativo dei liberali di non perdere il proprio consenso a vantaggio delle idee socialiste che iniziavano ad avere presa anche in campo sloveno, non solo fra la popolazione ma in certi casi anche fra gli stessi esponenti dello schieramento liberale.

La nuova situazione determinatasi con il passaggio alla sovranità italiana dopo la prima guerra mondiale avrebbe costretto le élites politiche slovene del Litorale, dopo lunghe illusioni sugli esiti della conferenza per la pace, a ripensare il proprio operato. L’unione nel 1919 di cattolici e liberali nella società politica Edinost, stavolta non solo a Trieste ma anche in Istria e nel Goriziano, non avrebbe retto alle discordie degli anni successivi, portando ben presto, soprattutto nel goriziano, a una nuova separazione fra i due schieramenti. La politica perseguita dalle élites politiche slovene di trattativa con il fascismo che si stava liberando delle ultime vestigia dello Stato liberale, si sarebbe rivelata fallimentare; la scelta sarebbe così diventata fra la rivendicazione della tutela dei diritti degli Sloveni e Croati all’interno dello stato italiano e l’aperta opzione irredentista a favore del Regno di Jugoslavia.

 

 

Bibliografia essenziale

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