Confini dopo il Trattato di Campoformio (1797)

Confini


Nell’area alto adriatica, dopo la sconfitta dell’Austria e la firma del trattato di Campoformido (17.10.1797), l’evento più coinvolgente fu la scomparsa della Repubblica di Venezia e l’espansione degli Asburgo nel Friuli e nel Veneto, sulle coste istriane e nella Dalmazia. Seppur per breve tempo, i problemi legati alla complessa suddivisione territoriale tra Friuli veneto e Friuli austriaco non si posero; il territorio acquisito dall’Austria si estendeva in continuità fino al fiume Adige, nuovo confine con la Repubblica Cisalpina. In questa nuova situazione la Patria del Friuli e le sue istituzioni moderatamente rappresentative furono abolite definitivamente.
I confini divennero nuovamente oggetto di discussione nel 1805, a seguito della sconfitta dell’Austria (assieme ad altri stati coalizzati) da parte dei francesi; infatti la pace firmata a Bratislava (Pressburg), che assegnava tutti i territori già veneti al Regno d’Italia, trovò una soluzione concordata dopo due anni (Convenzione di Fontainebleau, 10.10.1807): il confine del Regno d’Italia fu stabilito lungo il corso dell’Isonzo, dalla foce fino alla località di Canale, per poi riprendere il precedente confine veneto, mentre l’Austria manteneva il possesso delle Contee di Gorizia e di Pisino. Anche tale demarcazione risentì dell’epoca segnata da duri conflitti militari e la sua durata (o per lo meno la sua funzione) si esaurì rapidamente nel 1809 con l’istituzione delle Province Illiriche.

 

Fig. 1DAS Herzogthum Venedig di Tranquillo Mollo (Vienna, 1805), raffigura le terre venete dopo  la scomparsa della Serenissima ma prima della loro annessione al Regno d’Italia napoleonico (1805).


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