Confini tra Regno d’Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni 1920 (Trattato di Rapallo)

Confini


I confini tra Regno d’Italia, Repubblica d’Austria e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, dopo la prima guerra mondiale, vennero decisi alla Conferenza di Pace di Parigi.
Con il Trattato di Saint Germain, 10 settembre 1919, fu determinato il confine della Repubblica d’Austria con il Regno d’Italia, che interessò le province di Bolzano, Belluno e Udine.
Lo spartiacque carnico segnò il confine tra Friuli e Carinzia, seguendo il tracciato già esistente dal 1866, ma discostandosi da Pontebba a Tarvisio.
Il confine tra Regno d’Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni fu deciso con il trattato di Rapallo (Genova, 12 novembre 1920): l’Italia ottenne la città di Zara (in Dalmazia), il Litorale austriaco (ad eccezione dell’isola di Veglia), il Tarvisiano (già parte della Carinzia) e parte della Carniola occidentale.
La linea di confine seguiva lo spartiacque delle Alpi Giulie (dove era individuabile) fino ad arrivare al mare poco ad est di Abbazia, lasciando la località di Castua al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.
Il Trattato di Rapallo costituì anche lo Stato Libero di Fiume, con un proprio governo autonomo e indipendente, comprendente la città, le località di Drenova, Podbreg, Škurinje e un breve tratto di costa fino al confine italiano.

 

Fig. 1: Carta topografica d’Italia POSTÙMIA F.°XXVI (1:100.000) dell’Istituto Geografico Militare, Firenze, s.d. [post 1920] che illustra il tratto di confine tra Longatico e Postumia in base al Trattato di Rapallo del 1920.


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