Aristocrazie di confine (secc. XV-XVIII)

Età moderna



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di Michela Giorgiutti

Durante l'età moderna, il ceto nobiliare della Patria del Friuli non presentava una compagine unitaria ed omogenea, ma rivelava dei caratteri condizionati dal contesto socio-territoriale in cui agì e costruì i propri diritti: le famiglie aristocratiche della realtà urbana e cittadina si distinsero nettamente dalla nobiltà feudale, arroccata nei castelli di campagna, per gli interessi e gli interventi che attuava, dipendenti dal tipo di patrimonio da gestire, dal lignaggio più o meno recente e dalla politica perseguita per ottenere un ruolo decisionale nella società o giurisdizionale su un determinato spazio. Le differenze tra queste due nobiltà si ravvisavano anche nelle rispettive posizioni politiche: apertamente filo veneziane quelle dei nobili cittadini e tendenzialmente filo imperiali quelle dei feudatari castellani, che venivano rafforzate da legami di parentela, da opportunità di relazione e dalla prossimità territoriale. La stessa formazione culturale fu un elemento che distinse l'aristocrazia inurbata da quella castellana, rivelando frequentazioni intellettuali, partecipazioni e accessibilità ai saperi dai tempi e dai modi diversificati. Queste due tipologie di nobiltà non giunsero mai all'assimilazione e il luogo formale in cui furono più evidenti le loro caratteristiche inconciliabili si rivelò il Parlamento della Patria, organo territoriale generale, formato da feudatari (sia laici che ecclesiastici) e dalle comunità più significative, il quale fu in continuo attrito con i deputati della città di Udine per l'affermazione delle rispettive prerogative.

Tale dualità trova le sue origini alla fine del Quattrocento, quando la Dominante affrontò il problema della riconferma delle investiture e delle giurisdizioni assegnate dal patriarca nei secoli precedenti. Le successive leggi in materia feudale, emanate dal Consiglio dei Dieci tra il 1581 e 1587, mirarono ad esercitare un controllo più marcato sul potere del singolo giurisdicente, poiché l'ampiezza da esso raggiunta poteva costituire un limite all'intervento del luogotenente, rappresentante della Serenissima sul territorio friulano.

La contrapposizione tra le due nobiltà si accentuò durante il Cinquecento, al formarsi di una aristocratica urbana che, proveniente dal mondo mercantile nel quale aveva potuto costituire ingenti patrimoni, era intenzionata ad accrescere il suo peso politico, proprio in ragione di un ruolo economico sempre più consistente, raggiunto anche con il favore di Venezia. Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del nuovo secolo, il contrasto tra nobili cittadini e nobili feudali portò la Serenissima a riorganizzare la materia feudale attraverso una vasta indagine sulla realtà friulana, sia in territorio patriarchino sia imperiale; tale analisi rivelò l'inconsistenza delle fonti legittimanti il potere esercitato giurisdizionalmente, a causa della mancanza degli atti d'investitura, fatto che venne giustificato dai feudatari con il rimando alla distruzione dei propri archivi durante le sommosse d'inizio secolo (1511).

Il riconoscimento della legittimità del proprio ruolo fu uno dei problemi cardine sul quale si incentrò il contrasto tra le due aristocrazie. L'obiettivo dei nobili udinesi fu quello di sostenere l'autorità del luogotenente contro le rivendicazioni giurisdizionali dei castellani, dirette all'esercizio di importanti funzioni amministrative e giuridiche: dall'attività dei tribunali di prima istanza nel civile e nel criminale alla gestione delle camere dei pegni, dalla materia di bandi e di sequestri alla regolazione del mercato delle granaglie. Toccando tali sfere d'intervento, la conseguente reazione della feudalità consistette nel dimostrare l'esistenza di privilegi e di consuetudini riconosciuti ed esercitati per secoli, fin dagli albori del periodo patriarchino. In questo schieramento delle due parti, la mediazione di Venezia consistette nella regolarizzazione dei privilegi goduti e nell'affermazione del potere superiore del luogotenente di Udine.

Nella prima metà del Seicento la questione riemerse a causa di un ulteriore inasprimento delle posizioni, rivendicate in materia giurisdizionale dalla città di Udine da un lato e del Parlamento dall'altro, fatto che andò a delineare un nuovo peso politico dell'aristocrazia. Fu, infatti, a metà del secolo che prese consistenza la coscienza di una nobiltà cittadina distinta da quella castellana; a ciò contribuirono diversi fattori concomitanti, tra i quali la diminuzione del numero dei castellani ammessi alle cariche amministrative, la ridefinizione del ruolo degli aristocratici nell'accesso alle istituzioni comunali e l'aumento di famiglie di nuova nobiltà, provenienti dal mondo mercantile e commerciale (come i Florio, i Caimo, i Caiselli, gli Antonini, i Valentinis, i Daneluzzi). Questa nobiltà inurbata fu protagonista per tutto il secolo della critica rivolta alla feudalità di campagna, accusata di aver ottenuto titoli nobiliari in modo illegittimo, di vantare genealogie di fragile validità, di avere esteso le proprie giurisdizioni in maniera spropositata.

Nel Settecento, le posizioni antifeudali dell'aristocrazia cittadina si manifestarono con maggior frequenza, derivanti da un contesto sociale, economico e culturale che traduceva localmente il dibattito intellettuale illuminato, rafforzando la critica ad una struttura feudale anacronistica e non più idonea all'organizzazione del territorio. La riduzione del numero dei castellani, perpetrata nei due secoli di dominazione veneziana, emerge dai censimenti a cui furono sottoposte le famiglie aristocratiche: il Libro d'oro della nobiltà udinese, compilato nel 1518, registrò 107 famiglie nobili, di cui 17 castellane, mentre il censimento del 1721 vide la presenza di 148 famiglie nobili e 6 castellane.

Ad incidere sulla separazione tra le due tipologie di nobiltà contribuì anche la presenza dei domini imperiali sparsi sul territorio (originanti la cosiddetta «dualità friulana» per la compresenza del l'autorità veneta e asburgica), poiché mentre i castellani manifestarono posizioni politiche filo imperiali, la nobiltà cittadina si mostrò legata a Venezia e sostenitrice del suo rappresentante, il luogotenente di Udine. Nei domini della Casa d'Austria, in seguito alla morte dell'ultimo conte di Gorizia, Leonard, nel 1500, fu inevitabile la presenza di un'aristocrazia imparentata con lignaggi austriaci, ungheresi e slavi, che mantenne un forte legame con l'impero fin dall'epoca patriarchina, quando l'unificazione dei territori intorno a Gorizia comportò la creazione di istituzioni controllate attraverso l'affidamento a famiglie di certa lealtà. Inoltre, nella stessa nobiltà residente in dominio veneto, diverse famiglie feudali servirono altre corti e alcune di esse, come i Colloredo e i Della Torre, scelsero di militare nel campo arciducale, perdendo i propri beni in terraferma, sulla base di una legge approvata da Venezia per affermare il principio di sovranità. Poche furono le casate castellane che per tradizione mantennero un forte legame con Venezia (come nel caso dei Savorgnan e un ramo dei Porcia), la maggior parte dei sostenitori della Serenissima si raccolse nelle fila dell'aristocrazia cittadina, di origine mercantile e recentemente titolata. Secondo alcuni storici, la propensione dei castellani verso gli Asburgo venne favorita dalle modalità di valorizzazione del loro ruolo, verso cui si prevedeva, come ricompensa al servizio prestato, l'assegnazione di titoli prestigiosi e di signorie importanti (come accadde alla famiglia degli Strassoldo). Inoltre, la nobiltà di origine friulana, residente da generazioni nella Contea, trovò un elemento compattante nella comune difesa dell'autonomia degli Stati provinciali goriziani: è stato evidenziato che alcuni tra comandanti arciducali della guerra di Gradisca provenivano proprio da quella nobiltà feudale emigrata dal Friuli fin dal Cinquecento e passata al servizio degli Asburgo o dei granduchi di Toscana, in cerca di maggiori prospettive d'accesso a ruoli amministrativi, militari, ecclesiastici.

L'aristocrazia formatasi nel Friuli orientale, caratterizzato non solo dall'indeterminatezza del confine veneto-austriaco ma anche dalla frammentazione territoriale causata da numerosissime signorie e giurisdizioni, costituì per Venezia una minaccia a cui tentò di porre rimedio vietando l'acquisto di proprietà poste in territorio imperiale (1631): entrare in possesso di fondi e immobili poteva creare nuovi legami tra la nobiltà friulana e la Casa d'Austria, come era già accaduto nella seconda metà del Cinquecento. La politica di Venezia fu orientata a controllare la nobiltà friulana, coinvolgendola solo in operazioni militari e fu attenta a non aprire ad essa l'accesso a cariche pubbliche, ad ambascerie, a rettorati, a magistrature periferiche, in quanto le maggiori dignità civili ed ecclesiastiche dovevano restare appannaggio del patriziato veneziano (per esempio le cariche di luogotenente di Udine, di provveditore di Palma, di patriarca di Aquileia, di vescovo di Concordia). Alla nobiltà vennero assegnate solo funzioni amministrative, per cui l'aristocrazia della città di Udine poté ambire ad essere eletta nella Deputazione cittadina e i feudatari castellani furono ammessi alla Deputazione della Patria (commissione permanente nel Parlamento per la ripartizione delle imposte). A differenza di tali concessioni, la nobiltà goriziana riuscì ad inserirsi a livelli più alti, perché vennero offerte maggiori possibilità di carriera: poteva aspirare al capitanato di Gorizia, di Gradisca, di Trieste o di Lubiana, sul versante ecclesiastico poteva accedere ai vescovati dell'Austria Interna (Trieste, Pedena, Lubiana, Lavant); inoltre, restava aperta anche la possibilità di intraprendere la carriera diplomatica, come accadde a membri delle famiglie Rabatta, di Porcia, della Torre, Colloredo. Durante l'età moderna, la dinamicità e il peso sociale dell'aristocrazia friulana manifestarono quindi dei caratteri peculiari, non solo per le differenze emerse all'interno del medesimo ceto, ma anche per la particolare fisionomia politica di una terra di confine.


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