La cartografia etnografica nell'Ottocento

Ottocento



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di Cinzia De Leo

  1. Introduzione.

Nell'Ottocento in Europa inizia a diffondersi l'uso di una particolare carta geografica, la carta etnografica. Questo tipo di cartografia trae le sue fondamenta nella filosofia dell'illuminismo e inizialmente si sviluppa sulla scia delle scienze naturali come un contributo scientifico in grado di fornire informazioni sulle popolazioni che abitano i diversi territori della terra.

La specie umana viene collocata all'interno di un ordine naturale dove le popolazioni vengono pensate come rami discendenti da una famiglia, per indicare il grado di reciproca parentela tra le differenti popolazioni, ritenuto importante per comprendere come si è evoluta l’umanità.

Questa cartografia viene principalmente veicolata tramite l'Atlante Fisico che contiene anche una sezione dedicata all'etnografia che segue quella dedicata all'antropologia. Il più autorevole esempio di questo primo tipo di utilizzo è il Physikalischer Atlas 1845-1848 realizzato dal cartografo e geografo Heinrich Berghaus[1], poi tradotto in una versione inglese, Physical Atlas, da Alexander Johnston che si avvale della collaborazione degli allievi di Berghaus per realizzare la parte etnografica[2]. Nel 1852 viene pubblicata la seconda edizione del Physikalischer Atlas di Berghaus.  Nel 1853 anche l'Accademia dei Georgofili di Firenze auspica la realizzazione di una versione italiana dell'Atlante fisico di Berghaus e Johnston[3].

In questo periodo tutti gli stati nazionali si sono già dotati di un ufficio di statistica amministrativa con lo scopo di misurare il potenziale economico e demografico della propria nazione. La statistica demografica diventa così uno dei temi ricorrenti nei Congressi Internazionali di statistica amministrativa, che iniziati a Bruxelles nel 1853 si concluderanno, poi, con il nono congresso a Budapest nel 1876.

In questo ambito internazionale, Czoernig, alto funzionario dello Stato asburgico e direttore dell'ufficio di statistica amministrativa di Vienna, presenta, per la prima volta, nel 1855 a Parigi, durante il secondo congresso internazionale, una carta etnografica dell'Impero asburgico accompagnata dai primi due volumi, Schizzi storici (Historische Skizze), intitolati Etnografia della Monarchia asburgica (Ethnographie der oesterreichischen Monarchie)[4]. Nel successivo congresso internazionale, che si tiene a Vienna nel 1857, Czoernig stesso inserisce nel programma una sezione dedicata alla statistica etnografica (Ethnographische Statistik)6  intesa come statistica della diversità etnografica nella popolazione di uno stato, considerandola un ramo della statistica demografica, e ritenendola l'unico strumento in grado di rappresentare al meglio tutto il popolo dello Stato asburgico.

Questa transizione da strumento scientifico-conoscitivo, vicino all'antropologia culturale, a mero strumento amministrativo, e dunque a strumento di governo della popolazione di uno Stato, favorirà poi la diffusione di questo tipo di cartografia per scopi politici. Una proliferazione di carte etnografiche che verranno utilizzate dai diversi gruppi politici nazionali per rivendicare il controllo e la gestione di un territorio, e finirà per generare, negli anni a venire, non poche tensioni nei territori misti.

Questa evoluzione,  influenzata dagli eventi del 1848, può essere iconicamente  rappresentata da due carte etnografiche, che di seguito vengono descritte nei loro tratti principali,  entrambe raffigurano  il popolo dello stato imperiale asburgico, la carta etnografica di Berghaus del 1845 e  quella di Czoernig del 1856,  che si costituiscono l'una come punto di partenza e l'altra come punto di arrivo, segnando gli antipodi di questa transizione nell’uso della cartografia etnografica che attraversa il 1848,  tra mille sfaccettature politiche, e si compie nell'arco di un decennio.

 

  1. La cartografia etnografica di Berghaus.

L'Atlante fisico di Berghaus è organizzato in otto sezioni su due volumi, nella seconda edizione è accompagnato da un totale di 93 carte5. Gli argomenti che vengono trattati sono5:

  1. Meteorologia e climatografia;
  2. Idrologia e idrografia;

III. Geologia;

  1. Magnetismo terrestre;
  2. Geografia vegetale;
  3. Geografia zoologica;

VII. Antropologia;

VIII. Etnografia.

Nella prefazione che accompagna la seconda edizione del 1852, Berghaus scrive che l'Atlante è il risultato di undici anni e mezzo di studi, iniziati nel gennaio del 1838 e conclusi nell'agosto del 1848, con la prima edizione uscita mentre imperversava la forte tempesta rivoluzionaria che ha scosso tutti gli Stati europei.

La carta etnografica della monarchia asburgica, Ethnographische Karte der Österreichischen Monarchie, firmata da Berghaus nel febbraio del 1845 è stata stampata due volte. La prima stampa del 1846  accompagna la prima edizione dell’Atlante1,  la seconda  stampa  del 1852 è presente nella sua seconda edizione[5]. Le due carte corrispondono completamente nei contenuti, l'unica differenza riguarda la scelta fatta nella stampa del 1852 di colorare solo i territori appartenenti allo stato asburgico. Come tutte le carte dell'Atlante di Berghaus è stata incisa a mano, stampata litograficamente in bianco e nero, e poi colorata a mano.

Questa carta fa parte di un gruppo di sette carte, per un totale di dieci fogli, che costituisce l'atlante etnografico dell'Europa, finalizzato ad offrire una panoramica della diversità linguistica, nazionale e dialettale di tutti i popoli dell'Europa.

Accanto al titolo della carta sono elencate le fonti principali che sono state di riferimento per la sua realizzazione: “Bernhardi, Šafařik e nostre ricerche”. La carta viene accompagnata dal Völker-Tafel, la Tabella delle popolazioni, che presenta stime numeriche arrotondate alle centinaia. Nella tabella si leggono i nomi delle quattro varietà di famiglie“Indoeüropäer” “Finnen” “Semiten” ”Turken”, con accanto i  propri  rami discendenti presenti sul territorio asburgico. A ciascun ramo viene associato un colore in modo da rendere agevole individuare, a grandi linee, il territorio di residenza della corrispondente popolazione sulla carta etnografica.

All’interno della famiglia linguistica Indoeuropea, l’articolazione del ramo discendente degli Slavi, “Slaven”, è opera di Pavel Šafařik, filologo, il massimo esperto di slavistica dell’epoca, mentre il punto di riferimento del ramo Germanico, “Germanen”, è il filologo Karl Bernhardi, esperto di dialetti della lingua tedesca, “Mundarten der Deütschen”, elencati in fondo alla carta. Nella legenda della Tabella delle popolazioni Berghaus inserisce la dizione “Serben (Shokzen und Raizen)”  per indicare che il gruppo etnico “Serben” afferisce a due differenti confessioni religiose, gli “Shokzen” alla Chiesa Cattolica Romana mentre i “Raizen” alla Chiesa dei Greci Uniti.

In questa carta Berghaus annota anche una particolarità che caratterizza, in modo esclusivo, l’Istria e la Dalmazia, da Fiume a Cattaro, per la presenza di una parte della popolazione che parla sia la lingua slava, che Šafařik chiama lingua illirica, che quella italiana, il dialetto istriano e il dalmatino. Risulta estremamente difficile cercare di definire un confine linguistico tra le due lingue. Berghaus inoltre rileva che dal punto di vista antropologico questa popolazione, linguisticamente mista, non si distingue affatto da quella del ramo Greco-Romano, "Gräco-Romanen" (“Greco-Latin” per Johnston), mentre si distacca nettamente da quella discendente dal ramo Slavo. Per questo motivo, questa particolare miscela di popolazione viene indicata nel Völker-Tafel con la dizione "Italianer und romanisirte Serben" ed inserita nel ramo Greco-Romano della famiglia indoeuropea.

Il ramo Greco-Romano è un gruppo di popolazione che si compone delle popolazioni di lingua greca, italofona, francofona, di lingua spagnola, portoghese, romena e valacca, come rappresentato nell’Atlante etnografico europeo di Berghaus.

  

  1. La cartografia etnografica dello Stato asburgico.

Karl Freihrrn von Czoernig, direttore dell'ufficio centrale di statistica amministrativa di Vienna, è l'autore di due carte etnografiche, la prima stampata nel 1855 e presentata a Parigi nello stesso anno, l'altra stampata nel 1856 e presentata a Vienna nel 1857.

La prima carta è costituita da quattro grandi fogli separati in cui confluisce il contenuto di 306 carte che mappano l'intero territorio e riportano sulla carta la posizione di 100.000 centri abitati. Con scala 1:864000, questa carta etnografica ha la particolarità di essere stampata su carta geografica fisica utilizzando tecniche cromatiche che producono una risoluzione molto avanzata per l'epoca.

Con scala 1:1584000 la seconda carta etnografica del 1856 riduce su un solo foglio il contenuto dei quattro fogli della carta del 1855, inglobando lievi correzioni rispetto alla prima, e viene illustrata al terzo congresso internazionale di statistica amministrativa[6].

La statistica etnografica viene considerata da Czoernig come una scienza a metà tra la Storia, intesa come ordine cronologico della statistica amministrativa, e la statistica, intesa come Storia nel contesto del contemporaneo, dunque una branca della stessa statistica amministrativa.

L'etnografia statistica si compone di due parti, la rappresentazione etnografica, nella sua dimensione storica, funzione del tempo, che contiene informazioni sia sulla popolazione indigena che sui gruppi immigrati in un territorio, e la parte amministrativa, su scala statistica, funzione dello spazio, quindi del territorio.

Tre sono le direttrici principali su cui si articola l'azione dell'amministrazione dello Stato: la definizione etnografica di un gruppo di popolazione in relazione al territorio, la stima statistica della sua consistenza numerica, e quella delle sue caratteristiche peculiari quali quelle linguistiche, culturali e religiose.

 L'etnografia statistica è ritenuta da Czoernig necessaria in stati come l'Austria, la Russia, e la Turchia, ma anche in tutti quegli stati che dispongono di colonie in altre parti del mondo, dove sono presenti differenti gruppi di popolazione.

Vengono riportate sulle due carte etnografiche la suddivisione politica del territorio in Regni (Königreich), l'indicazione numerica della dimensione dell’area geografica associata a ciascuna delle 160 unità amministrative dell'Impero, le statistiche delle differenze etnografiche dei diversi gruppi di popolazione, mentre l'uso del colore (dodici differenti colori) viene riservato alle nazionalità, associando un gruppo, o più gruppi etnici, a una "Sprachstämme", intesa, dunque, come nazionalità,"Nationalitäten".

Sulla carta etnografica il colore viene utilizzato in tre modi differenti: per segnalare la presenza di territori omogenei, per le isole di nazionalità, e per segnalare i territori in cui sono presenti più nazionalità che vengono circondati da un anello di colore differente.

La statistica delle differenze etnografiche viene articolata in etnie, per un totale di ventuno differenze etniche individuate sul territorio.  Un gruppo etnico (“Volksstam”) viene considerato sia come qualcosa a sé stante, come riportato nelle tabelle statistiche, sia nella sua interazione con gli altri gruppi con cui è in contatto, come poi rappresentato dal colore sulla carta etnografica.

 I gruppi etnici a cui viene assegnata una nazionalità, e dunque un colore sulla carta, appartengono a diciannove differenti categorie etniche. L’autorevolezza della rappresentazione cartografica del 1856 viene conferita da Czoernig accompagnandola con tutti e tre i volumi, Ethnographie der oesterreichischen Monarchie 1855-1857, e illustrandola al congresso internazionale di Vienna del 1857.

La statistica etnografica verrà poi aggiornata di volta in volta con l’anagrafe della popolazione nei suoi valori assoluti, non in quelli percentuali. La carta etnografica è la rappresentazione etnica di un territorio, si è formata sullo scorrere lento del tempo dell’umanità, è dunque un integrale su un ampio intervallo temporale, che ha plasmato la popolazione del territorio, e viene considerato un elemento stabile, come la cartografia geografica che l’accompagna.

Il filologo Pavel Šafařik è ancora il punto di riferimento per interpretare il ramo slavo della popolazione dell’Impero, e viene celebrato da Czoernig nella prefazione del suo terzo volume sull’etnografia7, così come aveva fatto prima Berghaus, inserendolo nell’intestazione della sua carta etnografica.

In questa stessa prefazione Czoernig annota anche un altro particolare, l’Istria amministrativa è il territorio in cui è presente il maggior groviglio di miscele etnografico-linguistiche, tanto che è stato necessario l’uso di un esperto linguistico sul campo[7]. Czoernig non rivela il nome dell’esperto linguistico che sbroglia questo groviglio sulla base di cinque differenti etnie: “Italiener”, “Kroaten”, “Serben”, “Slovenen”, e “Walachen”.  In Istria l’etnia “Serben” indica quella etnia legata a Venezia, affluita in Istria dalla Dalmazia, al tempo dell’avanzata ottomana.  

La Dalmazia amministrativa viene etnicamente collegata al proprio entroterra di etnia “Serben”, quello della Bosnia e dell’Erzegovina che sono parte dell’Impero ottomano;  in modo equivalente gli Uscocchi del canale della Morlacca sono considerati di etnia “Kroaten”, in continuità con il proprio entroterra.

Nella Dalmazia amministrativa dello Stato asburgico, gli “Italiener” dell’Adriatico vengono ora separati dalla componente slava e confinati nelle maggiori città: Spalato (Aspalathos), Zara (Diadora), Sebenico (Šibenik), Traù (TραγούριονTragurium), e in parte a Ragusa (Epidaurum).  Ragusa è ora considerata l’Atene slava.

Il friulano non è più un dialetto della lingua italiana, diversamente da quanto riportato nell’Atlante di Berghaus, e questo gruppo etnico non viene neanche correlato con quello degli “Italiener”.

In questo nuovo ordine asburgico è la stessa commissione di statistica amministrativa di Vienna ad entrare in palese contraddizione. Tra i suoi componenti è presente Johann Springer, professore di statistica amministrativa dell'Università di Vienna e consigliere del governo. Nel 1840 Springer considerava il friulano un dialetto della lingua italiana e stimava essere dell'ordine di 100.000 la presenza degli italiani nella Dalmazia amministrativa[8], il nuovo ordine li riduce a 13.7017, tutti confinati in città.

Nonostante questo impressionante studio etnografico che accompagna la cartografia etnica dello Stato asburgico, Czoernig non spiega fino in fondo l’algoritmo che lo Stato sceglie per combinare  la statistica delle differenze etnografiche nei differenti territori amministrativi,  per poi colorare la carta geografica, e così facendo cataloga ed etichetta le differenze etniche presenti nell’Impero, senza neppure annotare, come aveva fatto prima Berghaus, che la popolazione in Istria e Dalmazia, da Fiume a Cattaro, è una particolare miscela etnica, priva di barriere linguistiche, dunque formatasi sulla scala temporale propria dell’etnografia.

Czoernig, invece, annota nell’ Osterreich’s Neugestaltung, inserito tra gli atti del congresso internazionale di Vienna6, che la configurazione geografica propria dell’Italia esclude la possibilità che si verifichi l’ unificazione delle sue diverse parti in un solo Stato, questo sia perché composta da differenti razze, Racenverschiedenheit, conseguenza ovvia della variazione apportata  da Czoernig alla stessa definizione del ramo discendente a cui appartengono gli italiani nel territorio asburgico,  da ramo "Gräco-Romanen" di Berghaus  a ramo “Romanen”, ma soprattutto per la mancanza di un polo attrattore per questa molteplicità.  Roma non è più in grado di assolvere a questo compito. Dunque, conclude Czoernig, il principio di nazionalità è un elemento che viene usato dagli italiani per opporsi in maniera ostile al governo[9].

Pertanto, questa cartografia etnografica appare più come una risposta dello Stato asburgico a questioni politiche interne e internazionali, orientata verso quella rappresentazione, tra l’insieme delle possibili, in grado di garantire la massima stabilità allo Stato asburgico, la cui unità era stata messa a rischio durante i moti nazionali del 1848-49.

   

[1] Heinrich Berghaus, Physikalischer Atlas 1845-1848, J.Perthes, Gotha 1848.

[2] A. K. Johnston, The Physical Atlas: a Series of Maps and Notes illustrating the Geographical distribution of Natural Phenomena,: Blackwood, Edinburg 1848.

[3] “Annali Universali di Statistica, Economia Pubblica, Geografia, Storia, Viaggi e Commercio”, Vol.34, n.102, p.292, Milano, Giugno1853.

[4] Compte rendu de la deuxième session di Congrès Intenational de Statistique, Paris, Mai 1856. pp. 221-226; p. 496.

[5] Heinrich Berghaus, Physikalischer Atlas, cit.

[6] Rechenschafts’-Bericht uber die dritte versammlung des internationalen Congresses für Statistik abgehalten zu Wien vom 31 August bis 5 September 1857, Wien,1858. p. 6, pp. 207-209, p. 490.

[7] Karl von Czoernig, Ethnographie der oesterreichischen Monarchie, K.-K. und Staatsdruckerei, Wien 1857. p. VI, p.  IX, p. 79.

[8] Johann Springer, Statistik des österreichischen Kaiserstaates, Fr. Beck’s Universitäts-Buchhandlung, Wien 1840. p.139, p. 145.

[9] Karl von Czoernig, Oesterreich’s Neugestaltung,: K. –K. Hof und Staatsdruckerei, Wien 1857. pp.1-17.


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