Novecento

Cronologia


1915
26 aprile – Firma del Patto di Londra tra l’Italia e le potenze dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia): in cambio dell’ingresso in guerra, all’Italia furono promessi il Trentino, il Tirolo cisalpino, Trieste, Gorizia, l’Istria fino al Quarnero comprese Volosca e le isole di Cherso e Lussino, in Dalmazia i territori tra Lisarica e Tribania fino a capo Planka a sud, con le isole principali eccetto Brazza, Bua, Solta e Zirona; le grandi potenze riconobbero inoltre la sovranità italiana sulle isole del Dodecaneso.
30 aprile – Si costituì a Londra il Comitato jugoslavo, tendente alla riunificazione degli slavi del Sud sotto l’egida di una grande Serbia.
15 maggio – Il Comitato jugoslavo enunciò le richieste territoriali del futuro Stato jugoslavo, fissandole in tutta la costa adriatica da Trieste a Cattaro, compresa Gorizia.
24 maggio – Ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale a fianco delle potenze dell’Intesa. Sin dal giorno prima, a Trieste alcuni edifici e monumenti simbolo della presenza italiana e del potere municipale liberal-nazionale furono attaccati da una folla composta per lo più da elementi provenienti dai quartieri popolari della città (Barriera, San Giacomo, Cittavecchia). A essere presi di mira, devastati o incendiati furono in particolare il giornale «Il Piccolo», le associazioni irredentiste Lega nazionale e Ginnastica triestina, la statua di Giuseppe Verdi, alcuni ritrovi dell’irredentismo come i caffè San Marco, Milano, Stella polare e Fabris. Saccheggiati e dati al rogo furono anche diversi esercizi commerciali di triestini notoriamente pro-italiani o "regnicoli", ovvero i sudditi del Regno d’Italia residenti a Trieste. La gendarmeria asburgica non riuscì o non volle impedire le violenze. La giunta comunale espressione delle forze liberal-nazionali fu commissariata, tutte le associazioni irredentiste furono sciolte d’autorità e fu imposto lo stato d’assedio.
video: L'assalto a "Il Piccolo"
20 luglio – Il Congresso di Corfù, convocato dal primo ministro serbo Pašić con la partecipazione di membri del Comitato jugoslavo, reclamò l’unione di tutti i popoli slavi meridionali nello Stato dei serbi, dei croati e degli sloveni retto dalla dinastia Karadjordjević.

1916
8 agosto – A prezzo di enormi perdite su ambedue i fronti, Gorizia fu conquistata dall’Esercito italiano; la linea dei combattimenti si sarebbe assestata sull’alto Isonzo fino alla rotta di Caporetto.

1917
12 novembre – Si concluse la battaglia di Caporetto (dodicesima battaglia dell’Isonzo) tra l’Esercito italiano e gli Eserciti austro-ungarico e tedesco con la completa disfatta delle truppe italiane costrette a ritirarsi dietro la linea del fiume Piave. Udine e ampie porzioni del Friuli furono occupate dalle forze austro-tedesche.

1918
10 aprile – Con il Patto di Roma il Governo italiano riconobbe le aspirazioni unitarie dei popoli slavi del sud, formalizzate dal Congresso di Corfù tenutosi tre anni prima.
16 ottobre – L’imperatore dell’Austria-Ungheria Carlo d’Asburgo proclamò il diritto all’autonomia dei popoli della duplice monarchia fino all’indipendenza, dando avvio di fatto alla dissoluzione dell’Impero asburgico.
24 ottobre – Sul «Corriere della Sera» Gabriele d’Annunzio evocò la metafora della "vittoria mutilata", paventando che la nascita di uno Stato unitario jugoslavo compromettesse le aspirazioni territoriali dell’Italia nell’Adriatico orientale.
30 ottobre-4 novembre – A Trieste la partenza delle autorità austriache provocò un vuoto di potere. Una delegazione cittadina si recò a Venezia a bordo di una torpediniera, fornita dal Consiglio nazionale jugoslavo della città, per prendere contatto con i comandi dell’Esercito italiano e sollecitare l’invio a Trieste di un corpo di occupazione dell’Intesa.
4 novembre – La conclusione della battaglia di Vittorio Veneto e la firma dell’armistizio di Villa Giusti (3 novembre) sancirono la vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale. L’Esercito italiano occupò il territorio previsto dal Patto di Londra, partecipando con truppe dell’Intesa anche all’occupazione di Fiume. A Trieste si insediò un Governatorato militare, a capo del quale fu designato il generale Carlo Petitti di Roreto, con autorità sui territori della Venezia Giulia coincidenti con i confini amministrativi dell’ex Litorale austriaco.
1 dicembre – Si formò ufficialmente a Belgrado lo Stato indipendente dei serbi, dei croati e degli sloveni (Regno SHS), destinato a inglobare numerose minoranze nazionali all’interno dei propri confini, tra cui circa mezzo milione di ungheresi e altrettanti tedeschi.

1919
18 gennaio – Si aprì a Parigi la Conferenza di pace organizzata dai Paesi vincitori della Prima guerra mondiale per ridefinire il nuovo assetto politico dell’Europa in seguito alla sconfitta degli Imperi centrali. La delegazione del Governo italiano non riuscì a imporre il rispetto del Patto di Londra a fronte dell’opposizione del presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, non vincolato al Patto e deciso a far valere alla Conferenza il principio dell’autodeterminazione dei popoli, ma anche a causa delle pretese territoriali del Regno jugoslavo assecondate soprattutto dalla Francia, le quali miravano alla Dalmazia, a Trieste e Gorizia nonché alla regione della Slavia veneta appartenente all’Italia dal 1866.
26 aprile – Il Consiglio nazionale italiano di Fiume richiese l’annessione della città all’Italia.
4 luglio – Fu creata dal Regno d’Italia la provincia di Gorizia sulle ceneri dell’asburgica Contea principesca di Gorizia e Gradisca.
3 agosto – Il Governatorato militare del generale Carlo Petiti di Roreto cedette i poteri a un Commissariato civile.
4 agosto – A Trieste, gruppi di nazionalisti italiani assaltarono le Sedi Riunite del Partito socialista e del sindacato con il concorso della forza pubblica.
12 settembre – Partì da Ronchi (GO) la marcia su Fiume di Gabriele d’Annunzio, con l’obiettivo di porre il fatto compiuto dell’annessione della città all’Italia e di innescare un processo di sovversione generale dell’ordinamento istituzionale dello Stato liberale.
20 settembre – Il Consiglio nazionale di Fiume nominò D’Annunzio comandante della città con pieni poteri.
15 dicembre – Il Consiglio nazionale di Fiume si pronunciò a favore del modus vivendi messo a punto dal Governo italiano e teso a conferire alla città lo status di "città libera", decisione ratificata da un referendum popolare che si sarebbe tenuto il 18 dicembre.
21 dicembre – D’Annunzio, facendo valere il suo ruolo di Comandante della città con pieni poteri, invalidò il risultato del referendum sul modus vivendi.

1920
11 luglio – A Spalato, in seguito a incidenti con dimostranti di nazionalità croata, furono uccisi il comandante della regia nave "Puglia" Tommaso Gulli e il motorista Aldo Rossi.
13 luglio – Da fascisti e militari fu incendiato il Narodni Dom delle comunità slave di Trieste, inaugurato nel 1905, simbolo dell’accresciuta presenza sociale ed economica della componente slovena nel tessuto urbano. Oltre alle più importanti associazioni slovene, ceche, serbe e croate, l’edificio progettato dall’architetto Max Fabiani era sede dell’Hotel Balkan. Con la distruzione del Narodni Dom di Trieste, il fascismo si configurò come punto di riferimento politico e forza d’urto della reazione antisocialista e antislava in tutta la Venezia Giulia.
14 luglio – Anche il Narodni Dom di Pola e la sede del giornale cattolico croato «Pučki prijatelj» a Pisino furono dati alle fiamme dai fascisti.
14 ottobre – Squadre fasciste incendiarono a Trieste la sede del giornale socialista «Il Lavoratore».
12 novembre – Stipula del Trattato di Rapallo: all’Italia furono assegnate la Venezia Giulia, le isole di Cherso, Lussino, Pelagosa e Lagosta più la città di Zara in Dalmazia; al Regno SHS il resto della Dalmazia. Fiume fu dichiarata Stato libero. Circa 400.000 sloveni e più di 100.000 croati furono inglobati nello Stato italiano.
24-25 dicembre – Nel cosiddetto "Natale di sangue", il Governo italiano pose termine con la forza all’occupazione dannunziana su Fiume.

1921
1 marzo – In risposta alle violenze dello squadrismo fascista, squadre armate comuniste dettero fuoco ai cantieri San Marco di Trieste.
2 marzo – Minatori delle miniere di Arsa proclamarono la nascita della Repubblica di Albona in Istria, smantellata dalle autorità italiane l’8 aprile successivo.
20 marzo – Le terre assegnate all’Italia con il Trattato di Rapallo furono ufficialmente annesse al Regno.
15 maggio – Elezioni politiche in Italia, le prime nei territori di recente acquisizione dove furono accompagnate da intimidazioni nei confronti degli elettori di nazionalità slovena e croata. A Trieste furono eletti deputati tre rappresentanti del "listone" fascista e un comunista; in Istria, cinque candidati del blocco italiano e uno croato; nell’Isontino, quattro sloveni e un comunista.
21 agosto – Un decreto legge stabilì la sospensione delle leggi emanate nel Regno nelle province appena formalmente annesse.

1922
3 marzo – A Fiume i fascisti reagirono con violenza alla vittoria degli autonomisti nelle elezioni per la Costituente del nuovo Stato libero, distruggendo la documentazione relativa alle operazioni elettorali. A seguito del golpe, l’autonomista Riccardo Zanella fu costretto a cedere il potere a un Consiglio nazionale controllato dai fascisti e prese la via dell’esilio.
23 ottobre – Italia e Jugoslavia confermarono con un patto l’indipendenza di Fiume, ma dopo la marcia su Roma il Governo fascista aumentò considerevolmente le pressioni su Belgrado perché accettasse l’annessione della città liburnica all’Italia.
7 novembre – Un decreto legge soppresse i commissari delle nuove province e contestualmente furono create le province di Trieste, Pola, Zara.

1923
7 gennaio – Un regio decreto introdusse di fatto automaticamente anche nelle province di recente annessione la legislazione approvata nel resto d’Italia.
18 gennaio – Attraverso un regio decreto, fu stabilita la soppressione della provincia di Gorizia per rafforzare il radicamento istituzionale e politico dello Stato italiano in un territorio che alle elezioni politiche del 1921 aveva eletto quattro deputati sloveni e un comunista. I mandamenti di Tarvisio, Caporetto, Tolmino, Circhina, Idria, Aidussina, Vipacco, Canale, Gorizia, Cormons, Gradisca, Cervignano (esclusa Grado) e Comeno furono così aggregati alla provincia di Udine che assunse il nome di Provincia del Friuli.
23 marzo – Il regio decreto n. 800 dispose l’italianizzazione dei toponimi sloveni e croati nei territori annessi.
Ottobre – Ai giornali sloveni e croati editi in Italia fu imposto di stampare una traduzione degli articoli in italiano.
23 dicembre – La riforma scolastica, promossa dal ministro Giovanni Gentile, revocò lo sloveno e il croato come lingua d’insegnamento nelle scuole. Saranno almeno cinquecento le scuole elementari slovene e croate colpite dal provvedimento.

1924
27 gennaio – Con il Trattato di Roma firmato dai Governi italiano e jugoslavo, Fiume fu annessa all’Italia e Sussak alla Jugoslavia. La linea di confine fra Italia e Jugoslavia assunse così l’assetto che sarebbe rimasto in vigore fino all’invasione nazifascista della Jugoslavia nel 1941.
6 aprile – Elezioni politiche in Italia. Nella Venezia Giulia, la Lista fascista ottenne il 60 per cento dei suffragi; la Lista slava raggiunse il 19,4% e mandò al Parlamento due deputati (Josip Vilfan ed Engelbert Besednjak); due seggi anche per il Partito comunista, che si assestò al 10,8%.

1925
15 ottobre – Per decreto fu proibito l’uso di ogni altra lingua all’infuori dell’italiano nelle sedi giudiziarie, negli uffici della pubblica amministrazione, negli esercizi commerciali e nei locali pubblici; contestualmente, fu decretata la rimozione delle insegne redatte in sloveno e croato.

1927
2 gennaio – Fu ricostituita la Provincia di Gorizia, nell’ambito di un generale riordino delle amministrazioni provinciali italiane deciso dal regime fascista. Il nuovo organismo istituzionale comprendeva i circondari di Gorizia e di Tolmino inglobati dal 1923 nella Provincia del Friuli.
4 aprile – Furono estesi alla Venezia Giulia i provvedimenti disposti per il Sud Tirolo dal regio decreto n. 17 del 10 gennaio 1926 in materia di italianizzazione obbligatoria dei cognomi da parte delle autorità prefettizie.
Autunno 1927 – A partire dall’anno scolastico 1927-28 furono chiuse d’autorità le scuole slovene e croate.
1 ottobre – Per effetto di una nota del Ministero degli Interni, il regime fascista mise fuori legge e conseguentemente dispose lo scioglimento delle associazioni slovene e croate in campo culturale, teatrale, musicale, sportivo, così come delle organizzazioni a carattere economico, cooperativo, assistenziale, nonché degli organi di stampa. A seguito del provvedimento, alcuni giovani esponenti del mondo liberal-nazionale sloveno di Trieste e del Goriziano, insofferenti verso la linea legalitaria dei deputati e leader politici sloveni Vilfan e Besednjak, dettero vita all’organizzazione irredentista TIGR (acronimo di Trst, Istra, Gorica, Reka [Fiume]), la cui diramazione triestina prese il nome di "Borba" (lotta in sloveno).

1929
6 gennaio – Il Regno SHS assunse la denominazione ufficiale di Regno di Jugoslavia.
11 febbraio – In conseguenza della firma dei Patti lateranensi tra Vaticano e regime fascista, la politica di snazionalizzazione nei confronti degli sloveni e dei croati si estese progressivamente anche all’ambito ecclesiastico, con pressioni per un uso esclusivo della lingua italiana nella liturgia e nel magistero.

1930
10 febbraio – Una cellula del "Borba" fece esplodere una bomba nella sede del quotidiano fascista «Il Popolo di Trieste», uccidendo un redattore e ferendo tre impiegati.
1-6 settembre – Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato processò a Trieste 87 elementi dei gruppi "Borba" e TIGR (cosiddetto "primo processo di Trieste"), comminando quattro condanne a morte a danno di Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojz Valenčič (subito eseguite). Nel quadro dell’intensificazione della repressione antislava fu chiusa a Trieste anche l’ultima scuola privata slovena.

1931
23 ottobre – L’arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej, contrario alla politica di snazionalizzazione, fu costretto alle dimissioni.

1934
Aprile – I partiti comunisti italiano (PCD’I), jugoslavo e austriaco firmarono una dichiarazione comune che ribadiva il diritto all’autodeterminazione del popolo sloveno già espresso nelle tesi approvate a Lione dal terzo Congresso del PCD’I nel 1926.

1936
30 ottobre – Il vescovo di Trieste, mons. Luigi Fogar, determinato a salvaguardare la lingua materna dei fedeli nelle funzioni religiose e nell’istruzione catechistica, fu costretto alle dimissioni.

1937
25 luglio – Patto Ciano-Stojadinović siglato dai ministri degli Esteri italiano e jugoslavo per una reciproca tutela rispetto al radicale revisionismo messo in atto dalla Germania nazista nell’Europa centrorientale. L’Italia s’impegnò a rispettare le frontiere del Regno di Jugoslavia e alleggerì la morsa repressiva sull’associazionismo sloveno e croato nei territori di confine.

1938
18 settembre – Il duce del fascismo Benito Mussolini annunciò l’imminente legislazione antiebraica nel corso di un comizio in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, dando al contempo il via libera alle manovre di Hitler volte alla disgregazione dello Stato cecoslovacco.

1940
10 giugno – Dopo un’iniziale periodo di non-belligeranza, Mussolini schierò l’Italia a fianco della Germania nella Seconda guerra mondiale, iniziata il 1 settembre dell’anno prima a seguito dell’invasione della Polonia da parte della Germania nazista.
9 agosto – Con il regio decreto n. 1276 la Provincia del Friuli riacquistò il nome di Provincia di Udine.

1941
26-27 marzo – In rivolta contro l’ingresso della Jugoslavia nel Patto tripartito (Germania, Giappone, Italia), un gruppo di ufficiali serbi filo-inglesi depose a Belgrado il principe reggente Paolo con un colpo di Stato.
6 aprile – Hitler ordinò l’invasione della Jugoslavia, occupando Belgrado nel giro di pochi giorni e determinando la partenza del re Pietro in esilio a Londra; l’Italia, la Bulgaria e l’Ungheria parteciparono all’aggressione, annettendosi a loro volta parti del Paese che cessava così di esistere. In particolare, all’Italia fu assegnata la Slovenia meridionale con la capitale Lubiana, quasi tutta la Dalmazia, il Montenegro e il Kosovo; ingrandimenti territoriali subirono le Provincie già italiane di Zara e di Fiume.
27 aprile – A Lubiana si formò il Fronte di liberazione nazionale sloveno (Osvobodilna Fronta – OF), composto da forze liberal-nazionali e cristiano-sociali; dopo l’attacco tedesco all’Unione Sovietica nel giugno vi avrebbero aderito anche i comunisti, assumendovi all’interno un ruolo direttivo.
3 maggio – Il regio decreto n. 291 sancì la creazione della Provincia di Lubiana, la cui amministrazione fu affidata al commissario Emilio Grazioli.
14 dicembre – A conclusione del "secondo processo di Trieste" istituito dal Tribunale speciale a carico di 72 imputati accusati di attività irredentista e clandestina, i resistenti sloveni Pinko Tomažić, Viktor Bobek, Ivan Ivančič, Simon Kos e Ivan Vadnal furono condannati a morte e fucilati a Opicina (Trieste).

1942
1 marzo – Il generale Mario Roatta emanò la circolare 3C, con la quale si disponevano nella Slovenia occupata fucilazioni, internamenti e arresti di massa di oppositori, nonché incendi dei villaggi utilizzati come base d’appoggio dall’OF. A seguito dell’applicazione della circolare, il numero degli internati nel campo di concentramento fascista a Gonars (Udine) raggiunse nell’estate le 6.000 unità.
Giugno – Fu creato da Mussolini l’Ispettorato generale di pubblica sicurezza della Venezia Giulia con sede a Trieste, specializzato nella repressione anti-resistenziale.
7 luglio – Nell’isola dalmata di Arbe, fu aperto un campo d’internamento fascista dove su circa 5.000 internati, tra cui vecchi, donne e bambini, ne perirono circa 1.400 a causa delle terribili condizioni detentive.

1943
Marzo – Nella Venezia Giulia presero forma le prime formazioni partigiane di orientamento comunista (Distaccamento Garibaldi).
8-12 settembre – In seguito al crollo dello Stato italiano e alla firma dell’armistizio fra l’Italia e gli Alleati, le truppe tedesche occuparono l’intera area della Venezia Giulia e Hitler diede vita all’Operationszone Adriatisches Küstenland (OZAK), ovvero una zona d’operazioni comprendente le ex Provincie di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, a capo della quale fu nominato il commissario supremo Friedrich Reiner. Il vuoto di potere creatosi in Istria prima dell’arrivo dei tedeschi era stato momentaneamente colmato da consigli di liberazione locali diretti dal Partito comunista croato, i quali istituirono tribunali popolari che eseguirono tra le 500 e le 700 condanne a morte contro oppositori politici, in larga parte rappresentanti del regime fascista e/o dello Stato italiano ("foibe istriane").
11-26 settembre – Operai dei cantieri di Monfalcone fondarono la brigata Proletaria, che alle porte di Gorizia, affiancata da unità partigiane slovene, ingaggiò un aspro conflitto a fuoco con le superiori forze tedesche. Furono circa un centinaio i partigiani caduti nella cosiddetta battaglia di Gorizia, la prima della Resistenza italiana.
16 settembre – L’OF dichiarò l’annessione del Litorale sloveno (comprese Trieste, Gorizia e Monfalcone) alla Slovenia.
20 settembre – Il Consiglio territoriale antifascista di Liberazione croato (Zavnoh) dichiarò l’annessione dell’Istria e della Dalmazia alla Croazia.
21-29 novembre – A Jajce, in Bosnia, il Consiglio antifascista di Liberazione della Jugoslavia (Avnoj) recepì i decreti promulgati dagli organi resistenziali sloveno e croato, formalizzando l’annessione del Litorale, dell’Istria e della Dalmazia alla nuova Jugoslavia.
7 dicembre – Dalla Stazione ferroviaria di Trieste partì il primo treno di 159 ebrei diretti ad Auschwitz-Birkenau. Da Trieste sarebbero partiti un totale di 22 convogli carichi di uomini, donne e bambini ebrei destinati ad Auschwitz o agli altri campi di concentramento e sterminio dell’Europa centrale occupata dai nazisti (21 i treni partiti dall’Italia); in tutto furono 1422 i cittadini ebrei deportati dall’OZAK, dei quali ne sopravvissero 83.

1944
6 aprile – Nel Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia) messo in funzione dall’occupante tedesco dall’ottobre 1943 nello stabilimento dell’ex risiera presso San Sabba a Trieste, fu utilizzato per la prima volta il forno crematorio per bruciare i cadaveri di una settantina di prigionieri catturati il giorno prima per rappresaglia a un attentato partigiano che aveva causato la morte di sette soldati tedeschi. Nel lager di San Sabba sarebbero state uccise circa cinquemila persone, in larga parte antifascisti di varia nazionalità ed ebrei.
23 aprile – Una bomba esplose nella Casa del soldato tedesco sita nel palazzo Rittmeyer di via Ghega a Trieste, provocando la morte di quattro militari; per rappresaglia, il comando tedesco ordinò l’immediata esecuzione per impiccagione di 51 prigionieri, i cadaveri di alcuni dei quali furono esposti alle finestre di palazzo Rittmeyer per cinque giorni.
28 agosto – Il Partito comunista sloveno (PCS) mise a punto un piano per la presa del potere nelle zone della Venezia Giulia e della Carinzia oggetto di rivendicazione; contemporaneamente, a Trieste fu arrestato dall’Ispettorato generale di Pubblica sicurezza e consegnato alle SS tedesche Luigi Frausin, segretario della Federazione locale del Partito comunista italiano contrario alla linea annessionista del PCS.
24 settembre – Il PCI di Trieste abbandonò il Comitato di liberazione nazionale (CLN), fondendosi con il PCS e aderendo alla campagna per l’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia.

1945
7 febbraio – 21 partigiani della Divisione Osoppo, di tendenza azionista e cattolica, furono uccisi da una brigata di partigiani comunisti italiani nella malga di Porzus, in provincia di Udine.
2 marzo – Un accordo tra il maresciallo Tito, leader della Resistenza jugoslava, e il generale Harold Alexander, comandante in capo delle forze alleate in Italia, stabilì che gli angloamericani avrebbero dovuto occupare le aree della Venezia Giulia atte a mantenere il controllo delle linee di comunicazione stradali e ferroviarie con l’Austria (incluse Trieste e Pola).
30 aprile – A Trieste, unite nell’obiettivo ma in concorrenza l’una con l’altra, ebbero luogo le insurrezioni antitedesche ordinate dal CLN e dall’organizzazione di massa comunista Unità operaia. Le truppe naziste si rifugiarono nel Palazzo di giustizia, nel Castello di San Giusto e nel sobborgo carsico di Opicina in attesa di arrendersi agli angloamericani.
1 maggio – Il IX Corpo dell’Esercito di liberazione jugoslavo entrò a Trieste, prendendo possesso della Prefettura e costringendo il CLN a rientrare in clandestinità; una situazione analoga si verificò a Gorizia. Tito giustificò la rottura dell’accordo del 2 marzo adducendo presunte necessità belliche. Lo stesso giorno fu liberata Udine da forze partigiane e truppe britanniche.
2 maggio – Fecero il loro ingresso a Trieste le truppe neozelandesi dell’VIII Armata britannica.
3 maggio – Fiume fu liberata e occupata militarmente dall’Esercito di liberazione jugoslavo.
5 maggio – A Trieste le truppe jugoslave aprirono il fuoco su un improvvisato corteo pro-Italia, causando cinque morti.
video: L'eccidio di via Imbriani
9 giugno – Con gli accordi di Belgrado firmati da Tito e Alexander, la Venezia Giulia fu divisa in due zone – A e B – lungo la linea Morgan: la zona A occupata dagli angloamericani e comprendente Gorizia, Trieste, Sesana, la fascia di confine fino a Tarvisio e l’exclave di Pola; la zona B con Fiume, la quasi totalità dell’Istria e le isole del Quarnero, più una piccola exclave nei pressi dell’attuale Comune sloveno di Merna-Castagnevizza, dove a insediarsi fu un governo militare jugoslavo.
12 giugno – In base agli accordi di Belgrado, l’Esercito di liberazione jugoslavo abbandonò la zona A. Durante i circa quaranta giorni di occupazione militare jugoslava, come già avvenuto in Istria nel settembre-ottobre 1943, si estese anche al resto della Venezia Giulia l’ondata di violenza politica diretta dall’alto che accompagnò in Jugoslavia l’evolversi della guerra civile e la presa del potere del Fronte di liberazione a guida comunista. Le stragi, gestite dagli organi del nascente Stato comunista (soprattutto l’Ozna, la polizia politica) e correntemente indicate come "foibe giuliane", ebbero finalità punitive nei confronti di fascisti e collaborazionisti, epurative verso gli oppositori reali o presunti del nuovo regime e/o all’annessione alla Jugoslavia, intimidatorie rispetto alla generalità della popolazione locale. Stime attendibili calcolano il numero complessivo delle vittime fra le 3.000 e le 4.000.
Settembre – Si aprì a Londra il Consiglio dei quattro ministri degli Esteri (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica) dove fu stabilito l’invio di una Commissione interalleata nella Venezia Giulia per lo studio del problema confinario fra Italia e Jugoslavia.

1946
9 marzo-5 aprile – A conclusione del periodo di sopralluogo sul territorio, la Commissione interalleata presentò al Consiglio dei ministri degli Esteri quattro proposte confinarie differenti: quella sovietica, molto favorevole alla Jugoslavia, prevedeva il ritiro dell’Italia oltre il vecchio confine italo-austriaco del 1866; quella francese conservava all’Italia Trieste e l’Istria nord-occidentale con Capodistria, Pirano e Buie; le linee presentate dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, di poco dissimili tra loro, erano le più favorevoli all’Italia, mantenendovi Gorizia, Trieste, la fascia occidentale e meridionale dell’Istria con Pola.
29 luglio-15 ottobre – A Parigi si svolse la Conferenza di pace dei 21 Paesi che avrebbero firmato il trattato di pace con l’Italia.

1947
10 febbraio – A Parigi, firma del Trattato di pace con l’Italia, entrato in vigore il 15 settembre successivo. Il trattato stabilì che, all’infuori di Gorizia e Monfalcone ricomprese in Italia, la zona tra la linea sovietica e quella francese a est di Monfalcone sarebbe stata trasformata in un Territorio libero (TLT) retto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; temporaneamente, detto territorio veniva suddiviso in una zona A, con Trieste e Muggia, amministrata da un Governo militare angloamericano, e una zona B, da Capodistria a Cittanova in Istria, sotto controllo di un Governo militare jugoslavo. Tutto il resto dell’Istria e Fiume passarono alla Jugoslavia. A causa delle divisioni tra le grandi potenze provocate dalla Guerra Fredda, l’accordo sulla nomina del governatore del Territorio libero in seno al Consiglio di sicurezza non fu mai raggiunto e la divisione tra le due zone sarebbe perdurata fino al 1954. La cessione definitiva di gran parte dell’Istria e di Fiume alla Jugoslavia conferì una dimensione di massa all’esodo della popolazione italiana già verificatosi dalla Dalmazia e da Fiume stessa a partire dal 1941-1943, destinato a proseguire per ondate fino al 1956 e a coinvolgere un totale stimato di 280-300.000 persone.
28 novembre – Per effetto del decreto legge n. 1430, Monfalcone e Grado furono inserite nella Provincia di Gorizia risorta dopo l’entrata in vigore del Trattato di pace.

1953
8 ottobre – Dopo che nell’estate si era registrato un innalzamento della tensione fra Italia e Jugoslavia, con concentrazioni di truppe a ridosso del confine da parte di entrambi i Paesi, Stati Uniti e Gran Bretagna diramarono la cosiddetta nota bipartita, esprimendo l’assenso a che la zona A del mai nato TLT fosse trasferita alla sovranità italiana e annunciando che non vi sarebbero state reazioni nel caso la Jugoslavia avesse annesso contemporaneamente la zona B.
5-6 novembre – Una manifestazione italiana, pilotata da apparati di intelligence del Governo di Roma, fu repressa duramente a Trieste dai reparti mobili della Polizia civile del Governo militare alleato, provocando sei morti.

1954
5 ottobre – La stipula del Memorandum di Londra da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Jugoslavia e Italia ratificava il passaggio (formalmente provvisorio, di fatto definitivo) dell’amministrazione della zona A del mai nato TLT all’Italia e della zona B alla Jugoslavia, con passaggio dei poteri fissato al successivo 25 ottobre.

1963
31 gennaio – La Camera dei deputati approvò la costituzione della Regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia.

1966
8 ottobre – Scontri di piazza si verificarono a Trieste a seguito di una manifestazione sindacale indetta per protestare contro la chiusura dei Cantieri San Marco, nell’ambito del generale riordino dell’industria navalmeccanica nazionale previsto dal piano Cipe (Commissione interministeriale per la programmazione economica).

1968
1 marzo – Con la legge n. 171, fu istituita la Provincia di Pordenone, inglobando i 51 comuni della Destra Tagliamento già facenti parte della Provincia di Udine.

1975
10 novembre – A Osimo, nelle Marche, fu firmato il trattato che sancì il carattere definitivo del confine italo-jugoslavo, accompagnato da una serie di misure economiche pensate per rilanciare lo sviluppo dell’area altoadriatica di frontiera.

1976
6 maggio – Un sisma di magnitudo 6.5 della scala Richter colpì il Friuli, provocando un migliaio di vittime, 45.000 senza tetto e più di 100.000 sfollati.

1991
25 giugno – La Slovenia dichiarò la propria indipendenza dalla Jugoslavia, vincendo la successiva "guerra dei dieci giorni" che la contrappose a Belgrado. Il conflitto che oppose invece la Croazia, dichiaratasi indipendente lo stesso giorno, e la Serbia sarebbe durato quattro anni fino alla stipula degli accordi di Dayton (1995).

2010
13 luglio – I tre presidenti delle Repubbliche d’Italia, di Slovenia e di Croazia s’incontrarono a Trieste in segno di pacificazione, visitando congiuntamente l’edificio dell’ex Narodni Dom e il Monumento all’esodo in piazza Libertà, per poi assistere al concerto Le vie dell’Amicizia diretto dal maestro Riccardo Muti in piazza dell’Unità d’Italia.


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