Età antica

Cronologia


221 a.C. Prima guerra istrica
I consoli Publio Cornelio Scipione Asina e Marco Minucio Rufo impegnarono tutti e due gli eserciti contro gli Istri, colpevoli di aver depredato nell’alto Adriatico alcune navi onerarie romane (imbarcazioni da carico). Il grano depredato era destinato probabilmente alle truppe che in Italia settentrionale combattevano già da qualche anno contro i Galli Cisalpini (225-222 a.C.). Le operazioni del 221 contro gli Istri, che furono sconfitti e sottomessi, vanno inquadrate nella politica romana di repressione della pirateria adriatica.

220 a.C. Spedizione alpina
Sotto il comando dei consoli Lucio Veturio Filone e Gaio Lutazio Catulo gli eserciti romani, vinti gli Istri, si spinsero fino alle Alpi, da identificarsi con ogni probabilità con le Alpi Giulie o Carniche. Roma così raggiunse il confine naturale della penisola italica. È probabile che in tale circostanza vadano inquadrati i primi contatti diplomatici con le popolazioni subalpine del versante nordorientale. Tali rapporti di amicizia consentirono a Roma, almeno in questa prima fase, di controllare il territorio in modo indiretto.

186 a.C. Irruzione di Galli Transalpini nel Friuli orientale
Una massa gallica di 12.000 armati si mosse dalle sedi originarie ubicate al di là delle Alpi, forse nei territori dell’odierna Slovenia, attraversò il crinale alpino attraverso un valico di una via fino ad allora sconosciuta e passò, senza devastazioni né guerre, nel Friuli orientale. Lo scopo era di occupare un territorio e fondare una città. I Galli Transalpini, forse della tribù dei Taurisci, si insediarono non lontano dal luogo dove cinque anni più tardi i Romani, cacciati gli invasori, fondarono la colonia di Aquileia.

183 a.C. Cacciata dei Galli Transalpini dal Friuli orientale
Il senato romano, tre anni dopo l’invasione gallica, ritenne intollerabile la presenza di uno stanziamento gallico nel Friuli orientale e ne affidò l’espulsione al console Marco Claudio Marcello. Il magistrato agì con estrema durezza. L’insediamento gallico venne distrutto, i beni furono requisiti e i Galli furono cacciati dalla pianura friulana. Un’ambasceria romana, inviata presso la comunità gallica d’origine, proclamò che da quel momento le Alpi dovevano costituire un confine invalicabile.

183 a.C. Progetto di spedizione militare in Istria
Il console Marco Claudio Marcello, una volta espulsi i Galli Transalpini, organizzò un’operazione militare contro gli Istri. Al riguardo, inviò al senato di Roma una lettera con la richiesta di autorizzazione allo spostamento delle legioni dalla pianura friulana alla penisola istriana. Era già in Istria con il suo esercito, quando fu richiamato a Roma in occasione della convocazione dei comizi.

(183)-181 a.C. Fondazione della colonia latina di Aquileia
Nel 183 il senato di Roma decretò la fondazione di Aquileia in quel settore della pianura friulana precedentemente occupato dai Galli Transalpini. I senatori elessero una commissione di tre magistrati (triumviri) con il compito di dirigere le operazioni di impianto della nuova colonia. La prestigiosa terna triumvirale, composta di due ex consoli, Publio Cornelio Scipione Nasica e Gaio Flaminio, e di un ex pretore, Lucio Manlio Acidino, portò a compimento l’impresa solo nel 181.

181 a.C. Ostilità con gli Istri
Una delle cause del ritardo della fondazione di Aquileia, deliberata nel 183 e portata a termine nel 181, va individuata nello scontro, ancora in atto nel 181, contro gli Istri che tentavano di ostacolare l’impianto della nuova colonia. Le operazioni belliche, di cui non si conosce l’esito, furono affidate dal senato romano al pretore Quinto Fabio Buteone.

178-177 a.C. Seconda guerra istrica
La cosiddetta seconda guerra istrica si svolse nell’arco di un biennio e sarebbe stata causata dalla politica aggressiva del nuovo re degli Istri Epulo e dalla smania di far bottino della nuova generazione. Nel 178 Aquileia, a soli tre anni dalla fondazione, accolse e smistò le due legioni del console Aulo Manlio Vulsone che si accamparono nei pressi del Timavo (lacus Timavi), a cinque miglia dal mare. Fu il console del 177, Gaio Claudio Pulcro, a guidare nella penisola istriana la campagna vincente e risolutiva, che si concluse con l’assedio e la distruzione di Nesactium (Nesazio, Nezakcji, presso la località di Altura, Valtura, Repubblica di Croazia), il suicidio di Epulo, e la sottomissione dei centri restanti.

176 a.C. Invio in Istria di un presidio di alleati latini
Il console Gaio Claudio Pulcro, vincitore e trionfatore degli Istri, ottenne per il 176 una proroga del suo comando allo scopo, tra gli altri, di inviare in Istria un presidio di alleati di diritto latino, che godevano di una condizione giuridica inferiore alla piena cittadinanza romana. Tale guarnigione doveva essere reclutata nella provincia della Gallia Cisalpina (odierna Italia settentrionale). È probabile che fra gli alleati latini arruolati vi fosse una parte della popolazione di Aquileia.

171 a.C. Ambasceria dei coloni di Aquileia al senato di Roma
Gli Aquileiesi, dieci anni dopo la fondazione della colonia, inviarono a Roma un’ambasceria per lamentare la condizione della città, debole e non sufficientemente difesa, e per chiedere un rinforzo di coloni. Durante la discussione in senato, emerse quasi per caso che il console Gaio Cassio Longino, di stanza in Gallia Cisalpina, era partito da Aquileia, via terra, verso la Macedonia.

171 a.C. Marcia del console Gaio Cassio Longino da Aquileia verso la Macedonia
Allo scoppio della terza guerra macedonica (171-169 a.C.) il console Gaio Cassio Longino intraprese di propria iniziativa una marcia da Aquileia verso la Macedonia. Egli oltrepassò uno dei valichi delle Alpi Giulie e attraversò i territori degli Istri, dei Carni, dei Giapidi e dei popoli sottoposti al re Cincibilo. Il senato, venuto a conoscenza dell’iniziativa del console, gli ordinò di ritornare indietro. Il console obbedì, ma nel viaggio di ritorno saccheggiò i territori di quelle genti che, all’andata, lo avevano accolto in amicizia.

170 a.C. Delegazione a Roma dei popoli depredati da Cassio Longino
I popoli illirici razziati da Gaio Cassio Longino inviarono a Roma degli ambasciatori per denunciare il comportamento del console e ottenere un risarcimento. Le aspettative dei popoli offesi e la risposta attenta e conciliante del senato romano lasciano presupporre che vi fossero dei pregressi rapporti diplomatici con le suddette comunità, forse ratificati da trattati. Roma a sua volta inviò in Illirico degli ambasciatori per comunicare ai popoli coinvolti la decisione presa dal senato.

169 a.C. Rinforzo coloniario di Aquileia
All’ambasceria del 171, con cui gli Aquileiesi avevano lamentato la condizione di estrema debolezza della colonia, e alla rinnovata richiesta nel 169 di un potenziamento demografico, Roma rispose con l’invio di un supplemento coloniario. In base ad un senatoconsulto, altre 1.500 famiglie si iscrissero nelle liste coloniarie e furono trasferite nella colonia altoadriatica. All’operazione sovrintesero i triumviri Tito Annio Losco, Publio Decio Subulone e Marco Cornelio Cetego: il primo è ricordato ad Aquileia da un’epigrafe che ricorda le attività concretamente svolte dal triumviro nella colonia.

153 a.C. (?) Costruzione della via Annia
Uno dei triumviri del supplemento di Aquileia, Tito Annio Losco, potrebbe aver avviato nel 153 a.C., anno del suo consolato, la costruzione della via Annia, l’arteria romana che metteva Aquileia in collegamento con i centri veneti ed emiliani. Meno probabile è che il costruttore della via fosse il figlio Tito Annio Rufo, pretore nel 131 e console nel 128 a.C. Discusso è anche il punto iniziale della strada: potrebbe trattarsi di Adria, Padova o Bologna.

148 a.C. Costruzione della via Postumia
Il console Spurio Postumio Albino avviò la costruzione della grande via che partendo da Genova arrivava fino ad Aquileia. L’arteria collegava, da ovest ad est, i principali centri della Gallia Cisalpina (Genova, Tortona, Piacenza, Cremona, Verona, Vicenza, Oderzo). La via Postumia è ricordata ad Aquileia da una delle più antiche epigrafi della colonia: l’iscrizione, incisa su una grande stele di pietra arenaria, è databile a subito dopo il 148 a.C.

129 a.C. Trionfo del console Gaio Sempronio Tuditano
La campagna nord-adriatica di Gaio Sempronio Tuditano coinvolse varie popolazioni indigene dell’arco alpino-illirico: sicuramente i Giapidi, gli Istri e i Taurisci, probabilmente i Carni e i Liburni. La vittoria finale sui Giapidi assicurò al console il trionfo che fu celebrato a Roma il primo ottobre del 129 a.C. Sempronio Tuditano lasciò ad Aquileia, base delle operazioni militari, un’iscrizione con il ricordo delle sue gesta vittoriose, del trionfo e di una dedica al dio Timavo.

115 a.C. Trionfo del console Marco Emilio Scauro
I Fasti trionfali, la lista dei trionfi conseguiti dai magistrati della repubblica romana, elencano per il 115 a.C. il trionfo di Marco Emilio Scauro sui Galli Carni. Della campagna che il console condusse nell’Italia nord-orientale e che gli garantì il trionfo non si conosce alcun dettaglio. I Carni che fecero atto di sottomissione potrebbero essere quelli settentrionali, ubicati nell’odierna Carnia, o, piuttosto, quelli sud-orientali, stanziati nel Carso triestino e che in età augustea vennero assoggettati dal punto di vista fiscale (adtributi) alla colonia di Tergeste (Trieste).

113 a.C. Invasione del Norico da parte dei Cimbri
Nella primavera del 113 a.C. il console Gneo Papirio Carbone intervenne in aiuto dei Norici attaccati dai Cimbri. La battaglia si svolse vicino a Noreia (probabilmente nei pressi di Neumarkt in der Steiermark, Austria) e si risolse in una disfatta per le truppe romane. L’intervento dell’esercito consolare in difesa dei Norici e a tutela della sicurezza dell’arco alpino orientale prova che le genti del Norico intrattenevano con Roma rapporti di amicizia. È probabile che nella circostanza Aquileia fungesse da base militare per le operazioni belliche.

90 a.C. Legge Giulia: Aquileia diventa municipio di cittadini romani
In base ad una legge Giulia fu concessa la cittadinanza romana di pieno diritto agli alleati latini che non si erano ribellati in occasione della Guerra sociale (90-88 a.C.), il conflitto che contrappose Roma ai suoi alleati (socii). Il provvedimento riguardò anche le colonie di diritto latino della Gallia Cisalpina, stati nominalmente sovrani, alleati di Roma, dotati di autonomia amministrativa e di una cittadinanza inferiore a quella romana: Rimini, Piacenza, Cremona, Bologna, Aquileia e Lucca. Esse furono integrate nello Stato romano e da colonie latine si trasformarono in municipi. Gli Aquileiesi divennero cittadini romani e furono iscritti alla tribù Velina.

89 a.C. Legge Pompea: le comunità indigene vengono promosse al diritto latino
In base alla legge Pompea fu concesso il diritto latino (ius Latii) alle comunità indigene cisalpine: il provvedimento riguardò certamente i territori transpadani (a nord del Po), con ogni probabilità quelli cispadani (a sud del Po). In Transpadana Gneo Pompeo Strabone, padre del più noto Pompeo Magno, creò delle colonie latine ‘fittizie’, cioè istituite con il reclutamento degli antichi abitanti del luogo, senza l’introduzione di coloni esterni. Anche nell’odierno Friuli Venezia Giulia un numero imprecisato di comunità ottenne la condizione giuridica latina.

58-50 a.C. Proconsolato di Gaio Giulio Cesare
Una legge Vatinia del 59 a.C. assegnò al console Gaio Giulio Cesare le province della Gallia Cisalpina e dell’Illirico, che egli, in qualità di proconsole, avrebbe governato nei cinque anni successivi. Alla fine dell’anno fu aggiunta, tramite un senatoconsulto, anche la Gallia Narbonese (oggi Francia meridionale). Nel 56 a.C. il mandato fu prorogato di altri cinque anni. Anche nel settore più orientale della Cisalpina (odierno Friuli Venezia Giulia) Cesare governò la giustizia e riorganizzò l’assetto amministrativo del territorio.

59-58 a.C. Le legioni di Cesare svernano attorno ad Aquileia
Gaio Giulio Cesare durante la sua permanenza nella provincia della Gallia Cisalpina fu più volte di stanza ad Aquileia. La città divenne la sede degli accampamenti invernali delle truppe (hiberna). Nel 59-58 a.C. svernarono attorno ad Aquileia tre delle quattro legioni che in seguito il proconsole avrebbe trasferito al di là delle Alpi occidentali per combattere la Guerra gallica.

57-56 a.C. Gaio Giulio Cesare e la mancata ricognizione in Illirico
Nel secondo inverno del suo mandato, Gaio Giulio Cesare progettò di partire verso l’Illirico per visitarne i territori e prendere contatto con le popolazioni locali. Fu però costretto a rinunciare temporaneamente al viaggio, per un’improvvisa rivolta scoppiata in Gallia (Transalpina). Riuscì a portare a compimento la ricognizione solamente agli inizi del 54 a.C.

56 a.C. Gaio Giulio Cesare e la legazione dei Tragurini
Il 3 marzo del 56 a.C. Gaio Giulio Cesare ricevette ad Aquileia degli ambasciatori provenienti dalla colonia greca di Tragurium (Traù, Trogir, Repubblica di Croazia). Non si riesce a ricostruire la finalità dell’ambasceria che comunque concerneva, oltre che la colonia di Tragurium, anche la madrepatria Issa (Vis, Lissa, Repubblica di Croazia) e altre comunità illiriche.

54 a.C. Gaio Giulio Cesare in Illirico
Agli inizi dell’anno, dopo aver portato a termine le sessioni giudiziarie in Gallia Cisalpina, Gaio Giulio Cesare partì tempestivamente per l’Illirico. Era stato informato che la tribù dei Pirustae aveva compiuto delle scorrerie nelle regioni di confine della provincia, forse nel comparto costiero fra Narona (nei pressi di Vid, Repubblica di Croazia) e Lissus (Lezhë, Albania). Il proconsole risolse la questione in modo rapido e deciso.

52-51 a.C. Tergeste e l’incursione dei Giapidi
Nel 52 a.C. i Giapidi saccheggiarono la città di Tergeste (Trieste) e attaccarono il municipio di Aquileia. L’anno successivo Gaio Giulio Cesare a titolo precauzionale inviò al confine orientale della Cisalpina la XV legione guidata dal legato Tito Labieno. Le truppe, con ogni probabilità dislocate in parte nel territorio di Aquileia, dovevano proteggere le comunità di cittadini romani presenti nella regione da ulteriori scorrerie di popoli barbari provenienti dall’Illirico.

49 a.C. Attribuzione della cittadinanza romana alle comunità indigene cisalpine
Una legge, fortemente caldeggiata se non addirittura proposta da Gaio Giulio Cesare, attribuì la cittadinanza romana di pieno diritto alle comunità indigene cisalpine che ancora non ne godevano. I centri divenuti nell’89 a.C. colonie latine ‘fittizie’ in base alla legge Pompea furono trasformati in municipi di cittadini romani. Il provvedimento riguardò anche i territori dell’odierno Friuli Venezia Giulia.

42-41 a.C. Soppressione della provincia della Gallia Cisalpina
Nell’autunno del 42 a.C., subito dopo la sconfitta dei cesaricidi Bruto e Cassio a Filippi, i triumviri Antonio e Ottaviano si accordarono per l’abolizione della provincia della Gallia Cisalpina, istituita in una data imprecisata fra i decenni finali del II e il primo decennio del I secolo a.C. I territori della Cisalpina furono incorporati nell’Italia romana. Il confine orientale fu spostato dal Timavo al Formio (secondo i più corrispondente al fiume Risano, Rižana, Repubblica di Slovenia).

35-34 a.C. Campagne illiriche di Ottaviano
Ottaviano, il futuro imperatore Augusto, guidò delle spedizioni militari in territorio illirico. Esse riguardarono sia la costa che l’interno e coinvolsero varie popolazioni indigene. Alcune operazioni, ad esempio quelle contro i Taurisci, i Giapidi e i Liburni, appaiono in linea con la politica estera di protezione del confine nordorientale in precedenza avviata dal padre adottivo Gaio Giulio Cesare; altre, ad esempio quelle contro i Segestani, i Pannoni e i Dalmati, puntavano alla conquista dell’Illirico.

33-32 a.C. Trieste e la costruzione delle mura
Ottaviano triumviro, ancora presente nel comparto nordorientale, promosse l’erezione di mura e torri a Tergeste (Trieste), città particolarmente esposta alle incursioni da Oriente. La costruzione della cinta muraria è attestata da alcune iscrizioni conservate.

18-12 a.C. Istituzione della X Regio Augustea
Ottaviano, divenuto Augusto nel 27 a.C., ripartì le comunità dell’Italia in undici distretti territoriali, denominati Regioni (Regiones). Il più orientale di questi distretti, la Decima Regio, comprendeva ad Est i territori dell’odierno Friuli Venezia Giulia e gran parte dell’Istria recentemente annessa all’Italia romana. Ciò determinò la definizione del nuovo confine orientale d’Italia che fu spostato all’Arsia (fiume Arsa, Raša, Repubblica di Croazia). Il nuovo confine coincise con il limite della X Regio Augustea.

12 a.C. Augusto e la famiglia imperiale ad Aquileia
Negli anni della cosiddetta prima guerra pannonica (12-10 a.C.) gli autori antichi danno notizia della presenza dell’imperatore Augusto e della sua famiglia ad Aquileia, quartier generale delle operazioni militari.

11 a.C. Nascita e morte del nipote di Augusto ad Aquileia
Ad Aquileia Giulia, figlia di Augusto e moglie di Tiberio, futuro imperatore, diede alla luce un figlio maschio. Il piccolo morì neonato. È presumibile che anche la morte del bambino sia avvenuta nella città altoadriatica.

10 a.C. Augusto riceve Erode ad Aquileia
Augusto ricevette ad Aquileia Erode, re della Giudea, e i suoi figli Aristobulo e Alessandro. L’imperatore cercò di dirimere il grave dissenso che contrapponeva il re ai suoi figli.

14-68 d.C. La dinastia Giulio Claudia ad Aquileia
Al silenzio degli autori antichi sulla presenza degli imperatori Giulio-Claudi (Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone) ad Aquileia si contrappone la consistenza della documentazione epigrafica ed archeologica. Considerevoli sono le iscrizioni e le fonti archeologiche riferibili agli imperatori, alla famiglia imperiale, ai liberti e agli schiavi dei sovrani che regnarono nella prima metà del primo secolo dell’Impero.

69 d.C. L’anno dei quattro imperatori e l’ascesa di Tito Flavio Vespasiano
La morte di Nerone (68 d.C.) fu seguita da un anno di guerre civili, che videro contrapposti quattro generali aspiranti alla porpora imperiale. Le due battaglie fra Marco Salvio Otone e Aulo Vitellio prima e fra Aulo Vitellio e Tito Flavio Vespasiano poi furono entrambe combattute nella pianura padana nei pressi di Bedriacum (Calvatone, CR) e di Cremona. Aquileia fu ancora una volta il quartier generale delle truppe. Nel suo territorio stazionarono le legioni della Mesia e della Pannonia. Molti soldati morirono e furono sepolti ad Aquileia, come risulta dalla cospicua documentazione epigrafica funeraria.

105 d.C. Munificenza dell’imperatore Traiano ad Aquileia
Un grande frammento di architrave con iscrizione, datata al 105 d.C., testimonia un eccezionale atto di munificenza dell’imperatore Marco Ulpio Traiano (98-117 d.C.) nei confronti della comunità di Aquileia. Ciò che resta del testo epigrafico documenta il rifacimento dalle fondamenta di un edificio pubblico, forse un edificio termale, da parte dell’imperatore.

161-169 d.C. Invasione dei Quadi e dei Marcomanni
Durante la diarchia di Marco Aurelio e Lucio Vero (161-169 d.C.) ci fu un’imponente migrazione di popolazioni del Nord, particolarmente di Quadi e di Marcomanni, popoli di stirpe germanica. Essi non solo sfondarono il confine danubiano e irruppero nelle province dell’Impero, ma in modo del tutto inaspettato invasero l’Italia nordorientale. Essi attaccarono Aquileia e distrussero Oderzo. I due imperatori partirono immediatamente per il fronte e posero ad Aquileia la loro base operativa. Da qui respinsero gli invasori.

238 d.C. Aquileia e l’assedio di Massimino il Trace
L’imperatore Massimino il Trace (235-238 d.C.), dopo una serie di eventi molto intricati, fu dichiarato dal senato nemico dello Stato. Il sovrano si mosse dal confine danubiano, dove stazionava con le sue truppe, con l’intento di marciare su Roma. La marcia fu bloccata dalla comunità degli Aquileiesi, che opposero all’assedio di Massimino una strenua resistenza. L’assedio fallì e si concluse con la morte dell’imperatore, assassinato dai suoi soldati sotto le mura della città altoadriatica. Gli Aquileiesi “si presentarono agli occhi di tutti come i difensori e i salvatori dell’Italia”.

284-305 d.C. Aquileia ‘capitale’ provinciale
Durante la diarchia di Diocleziano e Massimiano (284-305 d.C.) Aquileia assunse il ruolo di ‘capitale’ provinciale. La città divenne la sede del governatore della Venetia et Histria, la più orientale delle province in cui Diocleziano divise l’Italia romana. La città, dalla fine del III secolo, beneficiò di vari atti di munificenza imperiale che portarono alla realizzazione del complesso delle Grandi Terme, del circo e del palazzo imperiale, dove i sovrani fecero più volte soggiorno.

294 d.C. La zecca di Aquileia
A partire circa dal 294 d.C. fu istituita ad Aquileia un’officina di Stato per la coniazione di monete.

303-304 d.C. I Santi Canziani
Negli anni finali del principato di Diocleziano e Massimiano ebbe luogo l’ultima grande persecuzione cristiana. Tra i martiri di Aquileia, il 31 maggio del 304 d.C. caddero e furono sepolti ad Aquas Gradatas, località nei pressi dell’odierna San Canzian d’Isonzo (GO), Canzio, Canziano e Canzianilla, i tre fratelli divenuti poi i Santi Martiri Canziani.

312 d.C. Resa di Aquileia a Costantino
Agli inizi della guerra civile fra Costantino e Massenzio, entrambi pretendenti al trono imperiale, Aquileia, assieme a Verona, prese le parti del secondo. Costantino, passato dalla Gallia in Italia settentrionale per affrontare Massenzio, cinse d’assedio entrambe le città. Caduta Verona, gli Aquileiesi si arresero e inviarono a Costantino dei legati per ottenere il suo perdono. Costantino fu magnanimo con la città altoadriatica, in cui ebbe modo di soggiornare a più riprese.

340 d.C. Scontro degli eredi di Costantino presso Aquileia
Costantino II e Costante, figli di Costantino il Grande, si fronteggiarono nei pressi di Aquileia per il controllo del potere sulla parte occidentale dell’Impero. Pare che la città si sia tenuta fuori dallo scontro. Costante ebbe la meglio sul fratello e regnò per dieci anni, fino a quando, nel 350, fu assassinato dall’usurpatore Magnenzio.

351 d.C. Flavio Magno Magnenzio ad Aquileia
L’usurpatore Magnenzio, sconfitto il 28 settembre del 351 a Mursa (Osijek, Repubblica di Croazia) da Costanzo II, sovrano della parte orientale dell’Impero, si ritirò in Italia e trovò rifugio ad Aquileia, che scelse come base logistica per organizzare la resistenza. Fortificò i valichi delle Alpi Giulie, dove dislocò le truppe, e la via che collegava Aquileia ad Emona (Ljubljana). Il soggiorno ad Aquileia fu tuttavia breve. Nell’estate del 352 Magnenzio, informato dell’inaspettata sconfitta del suo esercito ad opera di Costanzo, lasciò in tutta fretta la città. Morì suicida nell’estate del 353.

361 d.C. Aquileia e l’assedio di Giuliano l’Apostata
Nella guerra civile scoppiata nel 360 tra l’imperatore Costanzo II e il nipote Giuliano, che intendeva spodestare lo zio, fu coinvolta anche Aquileia, che si schierò con l’imperatore legittimo. Ciò provocò nel 361 l’assedio della città da parte dell’esercito di Giuliano. Per conquistare l’inespugnabile Aquileia, famosa per la robustezza della cinta muraria, le truppe dell’Apostata deviarono il corso del Natisone che lambiva in parte la cortina orientale delle mura. Aquileia si arrese solo dopo aver appreso la morte di Costanzo.

381 d.C. Ambrogio e il Concilio di Aquileia
Il vescovo Ambrogio convocò ad Aquileia un sinodo di vescovi con il fine di estirpare definitivamente l’Arianesimo in Occidente, già bandito nel Concilio di Nicea del 325. Il sinodo, presieduto da Valeriano di Aquileia, si concluse con la scomunica di Palladio di Ratiaria (nei pressi di Archar, Bulgaria) e Secondiano di Singidunum (Belgrado), i più autorevoli esponenti della fede ariana nella parte occidentale dell’Impero. Sul piano dottrinale il Concilio determinò il declino dell’Arianesimo, che riconosceva la natura divina solo al Padre, in favore del credo niceno, che sosteneva la natura divina del Padre e del Figlio.

388 d.C. Aquileia e la fine dell’usurpazione di Magno Massimo
L’invasione dell’Italia settentrionale da parte di Magno Massimo provocò la reazione immediata dell’imperatore Teodosio, che marciò in Occidente contro l’usurpatore. Dopo alcune vittorie conseguite nell’Illirico, Teodosio con una mossa repentina ed inattesa, oltrepassò le Alpi e sopraggiunse ad Aquileia, dove Magno Massimo si era stabilito. Qui l’usurpatore venne catturato e ucciso dalle truppe del vincitore.

394 d.C. Sconfitta dell’usurpatore Eugenio presso il fiume Frigidus (Vipacco, Vipava)
L’usurpazione di Eugenio, sostenuto nell’impresa dal fido generale franco Arbogaste, fu appoggiata dalla fazione più conservatrice dell’aristocrazia pagana di Roma. Lo scontro che seguì contro Teodosio, campione del credo cristiano, venne ad assumere il carattere di una guerra di religione. I due eserciti si affrontarono nella valle del Vipacco (Vipava), nei pressi di Aidussina (Ajdovš?ina, Slovenia). Teodosio vinse Eugenio per il levarsi improvviso di un “grande e indescrivibile turbine di vento”, la Bora, che disorientò e sconvolse le file nemiche. Eugenio venne decapitato. Arbogaste si impiccò.

401 d.C. Prima invasione di Alarico
In autunno Alarico, a capo di un esercito di Visigoti, marciò dall’Illirico verso Occidente e invase per la prima volta l’Italia. Valicate le Alpi, si scontrò con l’esercito romano nei pressi del fiume Timavo. Il re visigoto non fu fermato e dilagò nella pianura padana, in cui “devastò per ogni dove i campi, gli armenti, gli uomini”. Fu l’intervento del generale Stilicone, che nel 402 vinse Alarico a Pollentia (Pollenzo, CN) e a Verona, a porre fine all’invasione. Alarico trovò un accordo con Roma e fu inviato in Illirico.

405-406 d.C. Invasione di Radagaiso
In inverno Radagaiso, a capo di una coalizione di popoli barbari, invase l’Italia. Il re goto attraversò i territori della Venetia orientale, passando oltre Aquileia e gli altri centri veneti senza porre alcun assedio. L’obiettivo primario era superare il Po e dilagare nel cuore dell’Italia. L’invasione di Radagaiso fu bloccata dal generale Stilicone nelle colline di Fiesole (FI). Il condottiero barbaro fu sconfitto, fatto prigioniero e decapitato.

410 d.C. Seconda invasione di Alarico
La morte violenta del generale Stilicone, avvenuta a Ravenna nel 408 a seguito dei contrasti con l’imperatore Onorio, creò una situazione di grave incertezza in Occidente, di cui approfittò Alarico. Il re visigoto invase nuovamente l’Italia da est e questa volta riuscì a spingersi fino a Roma. La città, dopo otto secoli dal sacco gallico di Brenno, fu presa e razziata per tre giorni. La caduta di Roma fu un evento epocale.

424-425 d.C. Galla Placidia e Valentiniano III ad Aquileia
Alla morte dell’imperatore Onorio, avvenuta nel 423, seguì un periodo di vacanza del potere imperiale in Occidente. Fu l’imperatore d’Oriente Teodosio II ad inviare in Italia come successore di Onorio il piccolo Valentiniano III, sotto la reggenza della madre Galla Placidia, sorella di Onorio: veniva così garantita la continuità della dinastia. Madre e figlio si stabilirono ad Aquileia, e vi rimasero per un biennio. Fu qui, nel circo della città, che venne pubblicamente umiliato e linciato l’usurpatore Giovanni, acclamato imperatore a Ravenna nel 423. Valentiniano III fu l’ultimo imperatore che soggiornò ad Aquileia.

452 d.C. Aquileia e il sacco di Attila
In primavera, Attila a capo degli Unni e di una coalizione di popoli barbari, invase l’Italia. Attraversati senza difficoltà i valichi delle Alpi Giulie, dilagò nel Friuli e, giunto ad Aquileia, diede inizio all’assedio della città. Aquileia oppose una valorosa resistenza che durò tre mesi: poi il 18 luglio capitolò. Dopo la conquista e la devastazione della città altoadriatica, il re degli Unni proseguì la sua marcia verso sud, mettendo a ferro e fuoco altri centri della Venetia.

476 d.C. Fine dell’Impero romano d’Occidente. Odoacre re d’Italia
Odoacre depose Romolo Augustolo, ultimo imperatore dell’Impero Romano d’Occidente. Odoacre venne acclamato dalle truppe rex gentium, vale a dire re delle popolazioni barbare federate di stanza in Italia.


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