Età moderna

Cronologia


1420 Dedizione del Friuli alla Repubblica di Venezia
Con la fine della guerra di Chioggia (1378-1381), il tentativo di Venezia di garantirsi il monopolio commerciale sull'alto Adriatico continuò sul versante più orientale di Terraferma, nello Stato patriarcale. La reazione dell'Impero, che considerava questo stesso territorio economicamente strategico per uno sbocco sul mare, fu immediata: scontri e saccheggi si susseguirono finché, il 13 luglio 1419, le truppe veneziane entrarono a Cividale ed il 7 giugno a Udine, sotto il comando di Tristano Savorgnan. Ben presto altre città si arresero a Venezia e il 19 giugno 1420 la Patria del Friuli fu annessa alla Serenissima . Il 19 luglio il primo luogotenente veneto del Friuli, Roberto Morosini, entrò in Udine con il compito di rappresentare la signoria veneta e sostituire il patriarca nel governo civile.

1422-1435 Tentativi di restaurazione dello Stato patriarcale
Il patriarca Ludovico di Teck, con un esercito mercenario di ungheresi accerchiò le milizie venete da sud, riuscendo ad espugnare Rosazzo e Manzano, mentre da nord proseguì lungo la valle del Fella fino a Chiusaforte e Moggio, ma il suo tentativo di respingere l'avanzata veneta fallì. Nel 1431 tentò un nuovo attacco con cinquemila mercenari ungheresi, raggiunse Manzano e si spinse fino alle porte di Udine. La cavalleria veneziana, guidata dal conte di Carmagnola, frenò l'attacco. Il conflitto terminò nel 1435, quando venne stipulata la pace tra Venezia e l'imperatore Sigismondo, che in Friuli appoggiava diverse fazioni nella lotta per il patriarcato.

1429 Riforma delle Costituzioni della Patria del Friuli
La fine del dominio temporale del patriarca di Aquileia e l'ingresso della Patria del Friuli nella Repubblica di Venezia portarono alla revisione dell’ordinamento giuridico territoriale, codificato già nel 1366 nelle “Constitutiones” della Patria del Friuli. Il nuovo testo, che ebbe diverse accurate revisioni fin dal 1422, venne promulgato nel 1429; nel 1484 fu tradotto e volgarizzato dall'umanista Pietro Edo (1427-1504).

1445 Termina lo Stato patriarcale
Nel 1439 il papa Eugenio IV nominò patriarca di Aquileia Ludovico Trevisan, per dare definitiva risoluzione alla questione ancora aperta del potere temporale della chiesa di Aquileia. Nel 1445 si giunse ad un concordato in cui venne stabilito che il patriarca riconosceva la signoria veneziana, cedendo tutti gli antichi diritti sul Friuli, mentre Venezia riconosceva al patriarca le attribuzioni ecclesiastiche, diocesane e metropolitiche, la giurisdizione feudale diretta sulle terre di Aquileia, di S. Vito e di S. Daniele, con l'obbligo di corrispondere una contribuzione annua di 5.000 ducati d'oro.

1463 Assedio di Trieste da parte dei veneziani
Da quando acquistò Castelnuovo dal conte di Gorizia, nel 1426, Trieste ebbe il controllo della via commerciale che dalla Carniola giungeva a Capodistria, provocando le ostilità della Dominante. Questo portò alla cosiddetta “guerra del sale” con Venezia, la quale riuscì ad assediare Trieste. Grazie alla mediazione di papa Pio II (già vescovo di Trieste dal 1447 al 1450), il 14 novembre 1463 si giunse alla firma di un accordo, i cui termini stabilirono la cessione a Venezia di S. Servolo e Castelnuovo d'Istria, causando a Trieste la perdita del monopolio sul commercio marittimo del sale.

1469 Seconda dedizione di Trieste all'Impero
Il 14 agosto 1469 un'armata inviata dall'imperatore Federico III conquistò la città di Trieste per sedare i fermenti filoveneziani che si erano manifestati in una parte della popolazione. L'evento segnò per la città la fine di un'epoca, nella quale il “Comune” di Trieste aveva costruito la sua autonomia. Imposto un secondo atto di dedizione a Trieste – il primo risaliva al 1382 – che modificava la sua condizione istituzionale, dal 1470 la città, dopo esser stata assoggettata, fu nuovamente dichiarata parte dell'Impero, vennero limitate le libertà comunali e riorganizzata l'amministrazione.

1472-1499 Invasioni turche
Nel 1472 i Turchi oltrepassarono il Carso e Monfalcone, giungendo dall'Istria a Trieste e al centro del Friuli, fino alle porte di Cividale e di Udine, lasciandosi alle spalle villaggi razziati ed incendiati. Nel 1477 essi dilagarono nella Bassa friulana, devastando campagne e paesi fino al corso del Livenza; nel 1478 penetrarono in Carinzia e, attraverso il valico di Tarvisio, giunsero a Pontebba; la pace stipulata nel 1479 da Venezia inaugurò un ventennio di tregua. Nel 1499 avvenne l'ultima e più grave invasione, che devastò anche il Friuli occidentale, spingendosi fino al Tagliamento e presso Valvasone.

1476 Termina la servitù di masnada
In questa data Venezia abolì la servitù di masnada nei territori della Repubblica, ma in Friuli conservò alcune prerogative giuridiche di questo istituto ai feudatari, stabilendo che in caso di controversie solo il luogotenente avesse il diritto di rendere giustizia ai servi.

1494 Nascita del primo Monte di Pietà
Venne istituito a Cividale del Friuli il primo Monte di Pietà per l'erogazione di prestiti ad interesse; altre fondazioni si ebbero successivamente a Udine (1496), San Daniele (1557), Sacile (1566), Pordenone (1571) e Gradisca (1671).

1500 Contea di Gorizia
Nel 1500 morì a Lienz l'ultimo conte di Gorizia, Leonardo, e il territorio tornò sotto il dominio diretto dell'Impero. L'evento riaccese la competizione per il controllo della contea tra Venezia, che la rivendicava in forza dell'eredità patriarcale, e Massimiliano d'Asburgo, che fondava il suo diritto sull'atto di devoluzione fatto a suo favore dallo stesso Leonardo. I patti di Noyon del 1516 assegnarono definitivamente la contea di Gorizia all'Impero, che le diede nuovi statuti amministrativi, la rese un territorio autonomo diviso in sette capitanati e la dotò di un Parlamento regionale (assemblea degli Stati provinciali goriziani), mentre a Gradisca ed al suo territorio fu riconosciuta una propria autonomia.

1508-1513 Guerra tra Venezia e l'Impero
All'inizio del 1508 le milizie veneziane occuparono Gorizia, riuscendo ad ottenere una tregua di tre mesi; l'imperatore, forte dell'appoggio della Lega di Cambrai (4 dicembre 1508) scese dalle Alpi, sbaragliò i veneziani a Ghiara d'Adda ed a metà luglio del 1509 il duca di Brunswick occupò Gorizia, poi Plezzo, Tolmino e Aquileia; nel 1511 gli imperiali occuparono nuovamente il Friuli, conquistando la fortezza veneta di Gradisca e imponendo una tregua di tredici mesi. Nel 1513 Udine, Cividale e altre città vennero riprese dai veneziani, mentre Gradisca, Marano e il goriziano restarono austriache.

1508 Pordenone diventa territorio della Repubblica di Venezia
Pordenone, enclave asburgica fin dal medioevo, divenne territorio della Serenissima grazie all'azione del capitano Bartolomeo d'Alviano, che il 20 aprile 1508 conquistò la città sconfiggendo l'esercito asburgico e, in seguito ad un nuovo scontro, nel 1514 riportò la città sotto il controllo di Venezia, erigendola a signoria. Quando terminò la discendenza dei d'Alviano (1537), Pordenone e i territori limitrofi passarono sotto il diretto controllo della Repubblica, che mantenne gli statuti e riconobbe i privilegi acquisiti durante la signoria degli Asburgo.

1511 Rivolta del Giovedì grasso
Le sommosse popolari del 1509, condotte dai contadini contro i feudatari locali, costituiscono il motivo per il riaccendersi di un mai sopito scontro tra fazioni nobiliari per il controllo del territorio: da un lato si schierarono i filoveneziani, chiamati “Zamberlani” guidati da Antonio Savorgnan, e dall'altro le famiglie nobili antiveneziane, raccolte nella fazione degli “Strumieri” capeggiata dai Della Torre, che ottenne inizialmente l'appoggio imperiale. Il 27 febbraio 1511 (giorno del “Giovedì grasso”) i Savorgnan sfruttarono la rivolta della popolazione di Udine e la indirizzarono contro la nobiltà avversaria, in particolare al saccheggio dei palazzi. Molti componenti delle famiglie feudali furono trucidati, i loro abiti vennero indossati dai rivoltosi come maschere di carnevale. Il rancore della popolazione verso i feudali si estese dalle città alle campagne, in cui vennero saccheggiati, incendiati e distrutti molti castelli, finché gli “Strumieri” si riorganizzarono presso il castello di Giulio di Porcia e, ottenendo il sostegno di Venezia, ebbero uno scontro decisivo con gli avversari presso il fiume Cellina. Antonio Savorgnan, fuggito in territorio austriaco, venne ucciso nel marzo del 1512 a Villacco da alcuni emissari dei nobili di Colloredo e di Spilimbergo.

1513 Abolizione dell'arengo a Udine
Nella convocazione d'arengo (il consiglio composto da tutti gli abitanti della città) del 28 marzo 1513, il luogotenente Andrea Trevisan, considerando l'ingerenza che il popolo cominciava a manifestare grazie all'ordinamento comunale vigente e memore della tragica rivolta del 1511, propose l'abolizione dell'arengo e la sua sostituzione con un consiglio composto da 150 nobili e 80 popolari, una nuova modalità di votazione con bossoli e palle e l'elezione di pubblici ufficiali come a Venezia. Il giorno 11 aprile dello stesso anno la proposta fu approvata: l'antico arengo venne sostituito da un consiglio che rimarcò la distinzione fra nobiltà e popolo e che attuò una riforma in senso decisamente oligarchico.

1516 Spartizione del Friuli tra Venezia e l'Austria
Al termine del conflitto tra Venezia e l'Austria, i patti di Noyon del 1516, ratificati alla dieta di Worms (1521) e a Venezia (1523), individuarono i rispettivi confini: a Venezia vennero assegnati il Friuli centrale, la parte occidentale (con Pordenone) e Monfalcone; all'arciduca d'Austria furono riconosciuti alcuni territori del Friuli orientale (con Gorizia, Gradisca, Cormons, Aquileia e Marano). Nonostante tali assegnazioni, il confine tra territori veneziani e asburgici rimase una linea conflittuale e difficilmente controllabile.

1518 Istituzione della Contadinanza
La Contadinanza fu l'organo rappresentativo autonomo che ebbe il compito di rappresentare gli interessi dei contadini di fronte al governo veneto. Istituita nel 1518, inizialmente fu costituita dai “decani” (sindaci) delle ville del territori posti alla destra e alla sinistra del Tagliamento, successivamente gli stessi decani elessero otto “sindaci generali” (quattro per ciascuna delle due parti individuate dal fiume Tagliamento), i quali ebbero il compito di verificare l'esazione delle tasse stabilite dal Parlamento della Patria del Friuli, organizzare le milizie paesane (le “cernide”), controllare il taglio dei boschi e raccogliere le imposte sui “fuochi” della Patria (le famiglie rurali).

1520-1550 Ripopolamento delle campagne nell'Istria veneta
A seguito delle epidemie, delle guerre con l'Austria e delle incursioni turche, l'Istria veneta si trovò del tutto spopolata; Venezia decise allora di incoraggiare le immigrazioni, spingendo a stabilirsi nell’entroterra veneto della provincia i contadini dalmati, genericamente chiamati “morlacchi” (che si stabilirono a Villa di Rovigno e a Villanova sotto Parenzo dal 1539), italiani (da Padova, da Treviso, dalla Carnia), greci, albanesi, romeni, montenegrini (che fuggivano dalle incursioni turche), sloveni e croati.

1523 Istituito a Capodistria il Sant'Uffizio dell'Inquisizione
A seguito della diffusione della riforma protestante nella penisola istriana, Venezia istituì nel 1523 una sede inquisitoriale a Capodistria, la quale, successivamente alle indagini contro il teologo luterano, già vescovo di Capodistria, Pier Paolo Vergerio (1498-1565), divenne dal 1559 la sede stabile di un tribunale dipendente dalla Congregazione del Sant'Uffizio, la cui direzione venne affidata ai frati minori conventuali.

1542-1543 Acquisto della fortezza di Marano da parte della Serenissima
La fortezza di Marano, nata con Popone come difesa del territorio patriarcale, venne occupata dagli imperiali nel 1513 e posta sotto dominio tedesco assieme a Gradisca d'Isonzo. Da quella data, Venezia tentò più volte e inutilmente di riprendersi Marano, fino a quando, nel 1542, grazie alla capacità diplomatica del patriarca di Aquileia Marino Grimani e all'azione di alcuni sudditi guidati dal mercante udinese Beltrame Sacchia, la cittadella fortificata fu ceduta al capitano di ventura fiorentino Pietro Strozzi, il quale la vendette per 35.000 ducati alla Repubblica di Venezia, con il tramite del procuratore Antonio Cappello.

1551 Istituito in Friuli il Sant'Uffizio dell'Inquisizione
Nel 1551 la Curia romana istituì a Udine il tribunale del Sant'Uffizio con giurisdizione sulle due diocesi di Aquileia e Concordia. Il primo processo si ebbe nel 1557. Due furono le sedi inquisitoriali: la prima ad Aquileia, istituita nel 1556 e con residenza dell'inquisitore a Udine e la seconda a Concordia, attiva dal 1558 e con residenza dell'inquisitore a Portogruaro. Nel 1575 venne creata l'Inquisizione congiunta di Aquileia e Concordia, nata dalla fusione delle due sedi; l'istituzione fu soppressa in epoca napoleonica, con decreto del 26 luglio 1806.

1553 Amministrazione veneziana a Cividale
Nel 1553 Cividale venne sottratta alla giurisdizione del luogotenente ed unita alla diretta amministrazione del governo veneto, rappresentato in città da un provveditore ordinario che veniva scelto dal Senato tra il patriziato veneto. Sei anni dopo, nel 1559, Venezia riconobbe l'autonomia della città di Cividale nei confronti della Patria del Friuli.

1560-1580 Nuova colonizzazione delle campagne istriane
Il tentativo di Venezia di riorganizzare le campagne dei territori dominati si tradusse nel favorire l'immigrazione nelle zone abbandonate. Nel 1560 il Magistrato ai beni inculti avviò una nuova colonizzazione del territorio istriano di parte veneta, che si concretizzò con il ripopolamento di Pola con 124 famiglie di provenienza prevalentemente bolognese, secondo la proposta di Leonardo Fioravanti e Zuan Antonio dell'Oca. Nel 1579 venne nominato un provveditore per l'assegnazione dei terreni incolti a nuove famiglie provenienti da Cipro e da Napoli.

1593 Riordino dell'organizzazione militare
Il 23 marzo 1593 la Repubblica di Venezia emanò un decreto per riorganizzare il proprio sistema militare, dando disposizioni per l'ordinamento ed il reclutamento delle cernide friulane.

1593 Fortezza di Palma
Nel tentativo di dissuadere eventuali invasori austriaci e turchi, la Repubblica di Venezia volle la costruzione di una fortezza al centro della pianura friulana, ponendola a ridosso dei territori asburgici. Il 7 ottobre 1593, a seguito della perdita della piazzaforte di Gradisca a favore degli imperiali, venne firmato l'atto di fondazione della fortezza di Palma. La prima cerchia venne realizzata nel 1593, la seconda nel 1658 e la terza ebbe termine nel 1806, quando la città fu ribattezzata da Napoleone “Palmanova” (“Palma la nuova”).

1594-1616 Riforme di Francesco Barbaro patriarca
Durante il patriarcato di Francesco Barbaro si ebbe una vasta e capillare azione riformatrice sia in ambito ecclesiastico, che sociale e culturale. Egli emanò un corpus di norme che per il clero friulano funse da modello lungo tutta l’età moderna; istituì la rete dei vicariati foranei (1595); convocò un concilio provinciale a Udine (1596) al quale intervennero quasi tutti i vescovi della vastissima provincia ecclesiastica aquileiese; organizzò il “disciplinamento” del clero e dei fedeli, soprattutto attraverso l’introduzione della dottrina cristiana e l’obbligo di predicazione dei parroci, raccomandando loro l’uso della lingua del popolo (friulano e slavo).

1615-1618 La guerra di Gradisca o “degli Uscocchi”
Le incursioni dei pirati Uscocchi nella zona di Monfalcone fu occasione di una nuova guerra tra Venezia e l'arciduca d'Austria. Per la difesa del confine contro gli assalti da Oriente, Venezia decise di occupare i territori arciducali posti sulla destra dell'Isonzo, da Lucinico ad Aquileia, comprese Cormons e Cervignano, tentando di occupare la stessa fortezza asburgica di Gradisca. L'esercito arciducale rispose rioccupando Lucinico e Sagrado, rafforzando Gradisca (difesa da Rizzardo di Strassoldo) e la linea del fronte sulla sinistra dell'Isonzo. Alla fine di un susseguirsi di scontri e tregue, nel 1617 fu deciso l'armistizio e, l'anno successivo, a Madrid venne stabilito che le due parti contendenti tornassero alle posizioni precedenti alle ostilità.

1623 Rivolta di Muggia
Nel settembre 1623 la popolazione saccheggiò l'arsenale e si barricò all'interno della città, dopo che Venezia aveva imposto misure coercitive (la consegna obbligatoria del sale nella “caneva pubblica” di Capodistria) per porre fine al contrabbando del sale. Alla fine del mese, il generale Basadonna, inviato da Venezia, arrestò e fece giustiziare dieci capi della rivolta.

1630-1670 Ripresa della colonizzazione dell'Istria veneta
A seguito dell'epidemia di peste che si verificò tra il 1630 e i1 1631, la popolazione della penisola istriana venne decimata, vanificando i benefici del ripopolamento fino ad allora perseguito da Venezia. Quando nel territorio istriano si raggiunse il minimo storico di 30.000 abitanti, la Repubblica incentivò la ricolonizzazione, favorendo l'immigrazione di nuove famiglie e assegnando l'autorità organizzativa sugli “habitanti novi” al capitano di Raspo (Raspruch).

1647 Gradisca contea principesca
L'imperatore Ferdinando III elevò il capitanato di Gradisca a contea principesca, vendendola, assieme alla giurisdizione di Aquileia, per 315.000 fiorini al principe Giovanni Antonio di Eggenberg, il 25 febbraio del 1647. Nell'atto di conferimento si stabilì una serie di clausole che obbligarono il principe ad occuparsi dell'organizzazione e della manutenzione della fortezza. Riccardo di Strassoldo, nominato maresciallo della contea e dunque suo più insigne rappresentante, prestò giuramento all'imperatore il 15 giugno dello stesso anno.

1717 Gradisca torna sotto il controllo diretto degli Asburgo
Con la morte del giovane Giovanni Cristiano II, nel 1717, si estinse la discendenza maschile degli Eggenberg e la contea di Gradisca ritornò sotto il diretto controllo degli Asburgo, i quali assegnarono alla città e al suo territorio un'amministrazione autonoma, che durò fino al 1754, anno in cui venne nuovamente incorporata alla Contea di Gorizia (“Grafschaft Görz und Gradisca”).

1718-1797 Periodo di stabilità politica
Nei territori dell'Adriatico orientale si registrò un periodo di stabilità politica nel corso del Settecento, inaugurato con gli accordi di Passarowitz del luglio 1718 e favorito dalla neutralità della Repubblica di Venezia, degli Asburgo e degli Ottomani. La conseguenza di tale assetto fu l'intensificazione dei commerci per le città costiere dall'Istria all'Albania ed una crescita demografica abbastanza costante.

1719 Trieste e Fiume porti franchi
Una delle conseguenze del periodo di pace tra l'Impero asburgico, Venezia e l'Impero ottomano fu la riorganizzazione delle città portuali nei territori degli Asburgo affacciati sull’Adriatico. In linea con questo programma, fu la proclamazione di Trieste e Fiume a porti franchi, avvenuta con la patente del 18 marzo 1719. Tale azione favorì lo sviluppo di una vasta area, che ebbe il suo perno in Trieste, considerata una città economicamente strategica, in quanto posta sul percorso di confluenza delle merci dell’Impero asburgico.

1748 Costituzione dell'Intendenza commerciale del Litorale
Con decreto aulico del 7 febbraio 1748 venne istituita a Trieste l'Intendenza commerciale per la provincia mercantile del Litorale, un organo amministrativo già previsto nel 1731 ma che ora venne dotata di un capitano (intendente) stabile nella città portuale. Si trattò di un'autorità provinciale dalla quale dipesero amministrativamente un complesso di enclaves territoriali austriache affacciate sull'Adriatico, da Aquileia a Karlobag, che costituivano il cosiddetto Litorale austriaco.

1751 Soppressione del patriarcato di Aquileia
Con la bolla “Iniucta nobis” del 6 luglio 1751, il papa Benedetto XIV sancì la soppressione dell'antico patriarcato di Aquileia. L'assenso pervenne anche dalle cancellerie di Venezia e di Vienna che si erano interessate alla questione aquileiese già alla fine della guerra di Gradisca (1615-1617) ed erano continuate fino al 1748, con il progetto dell'imperatrice Maria Teresa di assegnare ai territori austriaci una nuova sede vescovile. Al posto del patriarcato, che vantava un territorio assai vasto, vennero create due diocesi con dignità metropolitica: l'arcivescovado di Gorizia (1752) e quello di Udine (1753), con giurisdizione sui rispettivi territori austriaci (da Como all'Istria interna, da Trento alla Carniola) e veneti (dalla Terraferma all'Istria costiera).

1756 Capitolazione tra Vienna e Venezia
La questione inerente alla demarcazione del confine fra la Repubblica e l'Impero in Friuli fu affrontata nuovamente in età teresiana. Con il trattato di Gorizia del 1756, vennero istituiti due commissari in rappresentanza delle parti, i quali ebbero il compito di ispezionare ogni anno il tracciato stabilito e di risolvere le problematiche sul campo, riducendo l'indeterminatezza dei confini.

1769 Trieste città libera marittima
Maria Teresa d'Austria ampliò le esenzioni riconosciute a Trieste e nel 1769 la dichiarò “Libera città marittima”, estendendo le sue prerogative a tutta la città. La conseguenza di una simile strategia fu l’espansione economica e demografica, tanto che in un ventennio la popolazione si quadruplicò e la città si ingrandì grazie a lavori strutturali (interramento delle saline); tale espansione venne interrotta durante il periodo napoleonico, quando la città cessò di essere riconosciuta porto franco.

1783 Soppressione degli Stati provinciali goriziani
La riforma di Giuseppe II investì le secolari istituzioni del Friuli orientale attraverso la soppressione dell'assemblea degli Stati provinciali goriziani, l'abolizione dei privilegi feudali e l'unificazione del sistema amministrativo.

1788 Istituzione della diocesi di Gradisca
Con l'approvazione e il sostegno di Giuseppe II, l'8 marzo 1788 venne soppressa l'arcidiocesi di Gorizia mediante la bolla “In Universa gregis” di papa Pio VI, che trasferì il titolo vescovile alla sede di Lubiana. Qualche mese successivo, con la bolla “Super specula” del 19 agosto, il papa eresse la diocesi di Gradisca, alla quale aggiunse anche i territori delle soppresse diocesi di Trieste e di Pedena e quelle di Parenzo e Pola, con la particolarità che il Capitolo dei canonici di Gorizia si trasferì a Gradisca, ma la Curia rimase a Gorizia.

1791 Ricostituzione della diocesi di Gorizia
Con la bolla “Recti prudentisque” di papa Pio VI, venne costituita la diocesi di Gorizia e Gradisca, che diventerà arcidiocesi nel 1830. La sua giurisdizione diocesana comprese il territorio della contea, ma senza diritti metropolitici su Trieste (ricostituita in diocesi), Trento e Como.

1792 Trieste come corpo provinciale separato
In un processo di miglioramento dei commerci e dell'organizzazione politica, derivante dall'azione di alcuni governatori, dal 1776 iniziò un progressivo consolidamento della posizione strategica di Trieste, tanto che nel 1792 i nobili e i patrizi locali ottennero il ripristino di quasi tutti i privilegi municipali, dando alla città la fisionomia di un corpo provinciale separato all'interno del territorio imperiale.

1797 Fine del dominio veneto in Friuli (trattato di Campoformido)
Nel marzo 1797 Napoleone, a conclusione della campagna italiana che causò la fine della Repubblica di Venezia, si diresse con la sua armata verso il Friuli per affrontare le truppe austriache che si erano dislocate nell'entroterra. A seguito della vittoria del generale Bernardotte nei pressi del Tagliamento, il 18 marzo i francesi entrarono in Udine e respinsero gli austriaci fino all'Isonzo e la Val Canale, costringendoli all'armistizio di Loeben (aprile). Il Friuli venne saccheggiato, le insegne della Serenissima furono scalpellate e il 2 maggio Alvise Mocenigo, ultimo luogotenente di Udine, lasciò il Friuli. Il 17 ottobre, presso la villa Manin di Passariano, venne firmato il trattato, detto di Campoformido, tra il rappresentante dell'imperatore Ludwig Cobenzl e Napoleone: tutto il Friuli veneto, l'Istria e la Dalmazia vennero ceduti all'Austria, che in cambio riconobbe la Repubblica Cisalpina.

1798-1805 Austriaci in Friuli
Caduta la Repubblica di Venezia (1797), si insediarono in Friuli governi provvisori con sede a Udine. Il 10 gennaio 1798 gli austriaci entrarono nella città e riorganizzarono l'amministrazione locale, istituendo la carica di commissario del Friuli (1798) e ponendo il vice capitano e il capitano provinciale (1803-1805) in rappresentanza del governo austriaco.

1799 L'esercito russo attraversa il Friuli
Un corpo di spedizione russo, che si ricongiunse all'esercito austriaco per affrontare i francesi nella battaglia di Novi Ligure, attraversò il Friuli scendendo da Tarvisio e giungendo a Sacile attraverso San Daniele, Udine, Palmanova, Sedegliano, Pordenone, Fontanafredda.


Della stessa tematica