Invillino

Castra e Villaggi fortificati


Nei pressi di Invillino, due rilievi si innalzano rispetto alla piana ghiaiosa del Tagliamento: i colli Santina e Zuca. Il primo in particolare gode di una posizione privilegiata, che permette di controllare le strade principali che percorrono la valle: quella proveniente da passo Monte Croce Carnico, che metteva in comunicazione con i paesi oltralpini, e l’altra che, attraverso il passo della Mauria, porta verso le vallate dolomitiche. In più le ripide pareti costituiscono una difesa naturale e il pianoro sommitale è assai ampio. Gli scavi condotti negli anni 60-70 dagli archeologi dell’Università di Monaco hanno qui individuato un abitato, che, nel periodo imperiale romano (I-IV secolo), era costituito solo da qualche casa sparsa. Una trasformazione profonda interessò il luogo nella prima metà del V secolo, all’epoca delle migrazioni delle popolazioni germaniche: gli edifici esistenti vennero abbattuti e si costruirono nuove case, in grado di accogliere una popolazione ben più numerosa di prima. Il colle diventò quindi un abitato d’altura, probabilmente cinto da mura, dove trovò rifugio molta gente che prima risiedeva nella valle del Tagliamento. Il centro religioso era ubicato invece sul colle Zuca, dove, nella stessa epoca, venne costruita una serie di edifici sacri, i cui resti sono tuttora visibili: una chiesa ad aula quadrangolare e presbiterio rialzato, una trichora (edificio con tre absidi dedicato al culto dei martiri) e un battistero, tutti decorati con mosaici pavimentali. La consistenza e le caratteristiche dell’abitato ha fatto ipotizzare che questa fosse la misteriosa Ibligo ricordata da Paolo Diacono come fortezza inespugnabile, anche se i reperti trovati fanno pensare che l’insediamento fosse abitato da genti romaniche e solo eccezionalmente potesse trasformarsi in rifugio anche per alcuni gruppi di etnia germanica.


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