L'ordinamento militare veneto nella Patria del Friuli (sec. XVI)

Età moderna


La repubblica di Venezia protesse i suoi domini in Terraferma da attacchi esterni creando una rete di fortezze, distribuite nei luoghi considerati strategici per una difesa statica. Gli uomini che venivano arruolati ed addestrati facevano capo a capitani cosiddetti ordinari in tempo di pace ed a provveditori straordinari in tempi di guerra o di allerta. A loro volta, i capitani e provveditori erano posti agli ordini del capitano generale delle armi, chiamato anche governatore, che riceveva direttamente le disposizioni dal Maggior Consiglio di Venezia. Sostanzialmente, l'ordinamento veneto prevedeva che agli ordini del capitano fossero poste due tipologie militari: truppe «di presidio» che alloggiavano nelle fortezze e nelle rocche e truppe «di manovra», utilizzate per la difesa locale, il pattugliamento, i collegamenti e la riserva. Le prime vennero organizzate per il Cadore (a Belluno, Feltre e Podestagno) e per il Friuli, a Cividale, a Gradisca d'Isonzo (dal 1478 al 1511), a Marano, a Monfalcone, a Osoppo, a Palmanova (prima della sua fondazione le truppe erano inviate ad Ariis), a Pordenone (dopo il 1508), a Udine ed a Venzone (Chiusa di Venzone). Le truppe «di manovra» erano invece comprensive di diversi corpi militari: gli stradioti, cavalleggieri provenienti dalla Dalmazia, dall'Albania, dall'Istria; i cappelletti, soldati a cavallo che svolgevano funzioni di osservazione e polizia militare, ai quali si aggiungevano in tempo di guerra i provisionadi (i soldati con provvisione), gli elmi o equos (i cavalieri) e le cernide di Terraferma (ossia la milizia locale); gli scolari, soldati di artiglieria senza paga e i ruolati, unità costituenti le cernide di riserva. In caso di conflitto, Venezia mantenne per secoli l'uso di ricorrere anche a gruppi mercenari, mentre un primo tentativo di istituire un esercito regolare risalì al 1729, quando il Senato approvò la riforma del sistema militare (26 aprile).


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