Rosazzo

Monasteri e Abbazie


Chi guardi ora all’abbazia di Rosazzo la vedrà collocata in un ambiente ameno, di dolci rilevi coltivati a vite, un paesaggio del tutto diverso da quello del primo secolo dopo il Mille, quando, secondo il racconto leggendario della sua origine, fitti boschi, potenzialmente pieni di insidie, coprivano le colline. Sulla collina pare che si fosse stabilito un eremita che aveva costruito un piccolo oratorio. Il luogo però non era del tutto fuori dal mondo perché al di sotto di essa passava la via che collegava Aquileia con Cividale e la diramazione che portava verso Gorizia e la valle del Vipacco. Già attorno alla metà dell’XI secolo l’eremitaggio divenne un monastero, tenuto dagli agostiniani, e nel 1070 venne consacrata la chiesa, dedicata a s. Pietro. Per quanti transitavano sulla strada il luogo sacro rappresentava un posto sicuro dove trovare rifugio e ospitalità lungo il cammino. Attorno al 1090 la potente famiglia carinziana degli Eppenstain, di cui un membro sedeva sul soglio patriarcale, fece di Rosazzo un luogo privilegiato per la propria stirpe, promuovendolo ad abbazia e facendo venire dei monaci benedettini dall’abbazia carinziana di Millstatt. All’estinzione della dinastia il loro posto venne preso dai conti di Gorizia, che la elessero quale luogo di sepoltura dei propri membri e le donarono cospicui possedimenti. La potenza dell’abbazia crebbe rapidamente e l’abate divenne un vero e proprio signore territoriale; nel 1245 inoltre il papa mise il monastero sotto la propria diretta protezione e concesse all’abate dignità e privilegi vescovili. Fu allora che il monastero assunse le caratteristiche di un fortilizio, non molto diverso dai castelli dei signori laici.


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