Villaggi abbandonati

Villaggi


Dall’ultimo dopoguerra del ‘900 in poi, grandi trasformazioni hanno investito le forme tradizionali dell’habitat. Uno degli aspetti più evidenti è costituito dallo spopolamento della montagna e dal conseguente trasferimento della popolazione che vi risiedeva verso le località di pianura e le città, un fenomeno che ha subito un’ulteriore accelerazione dopo il sisma del 1976. Questo movimento ha comportato spesso l’abbandono – totale o temporaneo – degli insediamenti più isolati e in generale di quelli in cui era più difficile l’accesso e più dure le condizioni del vivere quotidiano. Se in molti paesi di montagna una parte consistente delle case viene abitata solo durante l’estate – da paesani che vivono altrove vi fanno ritorno solo durante la bella stagione – alcuni nuclei risultano completamente disabitati. Non si tratta solo di stavoli, malghe o altri edifici isolati, nati per un uso temporaneo, ma di veri e propri villaggi, che erano stati abitati da parecchi nuclei familiari e avevano conosciuto anche fasi di prosperità, come Tamar, Palcoda, Posplata nella Val Tramontina, Riolada nella Val Alba, Costamolino a nord di Chiusaforte e tanti altri ancora. Diverse possono essere le storie di ciascuno, ma comune è il venir meno delle condizioni di vita che avevano portato, nei secoli passati, ad abitare ogni luogo che poteva offrire possibilità di vita e di lavoro.

In Istria, dove era stato posto in essere un diverso modello insediativo, che si basava non solo sui villaggi accentrati ma sulle stanzie isolate, furono queste ultime a venir abbandonate in maniera massiccia, soprattutto a seguito delle vicende del secondo dopoguerra. Ma non mancano centri più grossi, che restarono completamente deserti per molti decenni, come Castagna/Kostanjevica o Piemonte/Završje nella valle del Quieto, che solo di recente hanno visto interventi di ripristino delle antiche abitazioni.

Il fenomeno dei villaggi disabitati non è un’esclusiva dell’epoca più recente, ma interessò anche tempi più lontani, come è testimoniato, ad esempio, da Duecastelli (link) in Istria, abbandonato nel XVII secolo. Già nei documenti medievali compaiono nomi di abitati che non esistono più, soprattutto quando guerre, epidemie e carestie portarono ad estinguersi le famiglie che vi risiedevano, come avvenne in Friuli nella prima metà del Quattrocento e in Istria tra XVI e XVII secolo. Di questi però è più difficile trovare attualmente tracce materiali ben visibili: il materiale povero con cui erano costruite le abitazioni contadine e il passare del tempo hanno obliato le tracce di questi antichi insediamenti. Ciò che è importante capire da queste vicende è che la rete degli insediamenti non è statica e immutabile nel corso del tempo, ma si possono verificare espansioni e contrazioni a seconda delle vicende dei gruppi umani che li abitano.


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