Il Concilio di Trento e l'adozione dei registri anagrafici parrocchiali

Età moderna


Attraverso i decreti emanati al termine delle sessioni conciliari tridentine del 1563, l'organizzazione della cura spirituale delle comunità cristiane e dell'attività pastorale affidata ai chierici risultò profondamente riformata sotto l'aspetto amministrativo, per il quale divenne obbligatorio conservare in appositi registri gli elenchi delle persone che ricevevano i sacramenti. Il battesimo, la confermazione, il matrimonio e il funerale divennero gli eventi oggetto di minute trascrizioni, contenenti la data, il luogo di celebrazione, i nomi dei presenti e la loro provenienza. Una simile documentazione già esisteva da secoli – si pensi ai registri di battesimo della parrocchiale di Santa Maria Maggiore di Gemona considerati i più antichi d'Europa (battesimi registrati dal 1379 e matrimoni dal 1385) – ma l'obbligatorietà della tenuta favorì la creazione di una successione cronologica delle registrazioni e la loro conservazione determinò la nascita di archivi gestiti dal parroco locale e dipendenti dalla situazione amministrativa parrocchiale condizionata dalle trasformazioni nel corso del tempo (spartizioni, unificazioni e soppressioni). Il parroco, in qualità di notaio ecclesiastico, fu tenuto a compilare tali anagrafi, che vennero identificate come registri di cattolicità o canonici. Nel corso del tempo, la lingua utilizzata (latino prima, volgare poi) e il formulario di riferimento non furono sempre adottati uniformemente sul territorio friulano e la visita pastorale dei vescovi o dei loro delegati servì a diffondere procedure comuni per una corretta compilazione e conservazione. Se l'obbligo di tenere il registro dei battezzati e quello dei matrimoni fu introdotto nel 1563, il registro dei confermati, dei morti e gli stati delle anime vennero imposti nel 1614 come regola generale dal Rituale Romano di Paolo V, che redasse anche un formulario per la stesura degli atti. I registri delle anime (Status Animarum), compilati dal parroco per ciascuna famiglia della comunità, furono un'ulteriore strumento di monitoraggio della realtà locale, in quanto contenevano, in maniera schematica ma dettagliata, non solo i dati anagrafici dei parrocchiani, ma anche le informazioni concernenti la loro pratica religiosa, la professione svolta da ciascuno e le proprietà mobili e immobili, ai fini della determinazione della decima da versare alla chiesa.


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