Torviscosa

Centri di fondazione


Torviscosa appare ancor oggi come una perfetta città di fondazione, fatta nascere nelle terre della bassa friulana per rispondere alle esigenze autarchiche di produrre fibre tessili e cellulosa a partire da materie prime reperibili localmente. In questo caso si trattava della canna (Arundo donax), di cui fu incentivata la coltivazione per produrre industrialmente la fibra di viscosa. A ciò si prestavano bene le terre paludose nei pressi di Torre di Zuino, nel mezzo delle quali si pensò di installare non solo gli impianti per la lavorazione della materia prima, ma di dar vita anche ad un centro abitato, strutturato e ben organizzato, che ospitasse le maestranze e le loro famiglie. Un anno soltanto, fra 1937 e 1938, bastò per tradurre in strade, piazze, edifici e impianti il progetto messo a punto dallo studio dell’architetto De Min su istanza della SNIA Viscosa. Nacque così Torviscosa, città aziendale in cui si realizzava la stretta connessione tra agricoltura e industria che costituiva uno dei capisaldi dell’ideologia fascista e che venne rappresentata nelle due statue monumentali collocate accanto al portale d’ingresso della fabbrica.
Rispondono alle linee guida del regime anche la suddivisione delle abitazioni private a seconda della categoria produttiva e sociale dei loro inquilini (case per braccianti agricoli, operai, tecnici, funzionari, dirigenti, scapoli) e l’articolazione degli spazi pubblici, ricreativi e sportivi: non solo dunque municipio, chiesa, scuole e impianti aziendali, ma anche teatro, circolo degli impiegati (il ristoro), piscine, campi da tennis e stadio. Ad ispirare la tipologia architettonica di tutto il centro è la visione metafisica di De Chirico, con i suoi spazi smisuratamente grandi e la perfezione delle linee prospettiche. Per queste caratteristiche originali costituisce un luogo in cui si possono veder concretizzate le utopie estetiche e le ideologie sociali della prima metà del Novecento.

 


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