Per insediamenti di nuova fondazione si intendono quelli che non sono sorti spontaneamente, ma in seguito ad una decisione, presa di solito dal potere politico, di creare un nucleo abitato – che poteva essere anche di grandi dimensioni - in un’area dove in precedenza non ve ne erano. A ciò si aggiungeva anche una precisa pianificazione del reticolo viario, dello spazio urbano e delle sue articolazioni, e talvolta anche la regolamentazione delle caratteristiche degli edifici. E’ interessante riscontrare che in quasi tutte le epoche storiche possiamo annoverare la fondazione di centri storici, anche se le motivazioni e le caratteristiche urbanistiche differiscono notevolmente.
Di insediamenti progettati a tavolino per rispondere a delle necessità precise – di solito la colonizzazione di territori - si può parlare già dall’antichità. In questo senso centri di nuova fondazione sono le città romane, come Aquileia, Cividale, Zuglio, anche se – come hanno appurato recenti scavi archeologici – sono sorte su precedenti insediamenti di popolazioni autoctone. Ma proprio il rituale di fondazione, in cui venivano tracciati con l’aratro i solchi del cardo e del decumano, intersecantesi ad angolo retto, ne faceva una realtà nuova, diversa da ciò che era stata fino ad allora. Le linee parallele, tracciate a partire da quei solchi, determinavano lo scacchiere di vie ed isolati che costituivano la città e il loro prolungamento sul territorio definiva l’orientamento della centuriazione.
Nel medioevo - diversamente da quanto accadde nelle regioni vicine, come il Veneto, in cui si ebbero numerosi esempi di fondazioni ex novo da parte dei Comuni cittadini - le esperienze di creazione di centri demici di una certa importanza vennero intrapresi dai signori territoriali a partire da agglomerati già esistenti, anche se di consistenza modesta o minima. In tal senso, possiamo considerare centri di nuova fondazione Portogruaro, Tolmezzo, Spilimbergo, Venzone e anche Udine. Lo scopo da un lato era economico: attrarre molta gente in nuovo centro significava far decollare l’economia e, di conseguenza, i proventi che venivano al signore. Dall’altro vi era un intento di tipo politico: in questo modo il signore esercitava un controllo diretto sulle persone e sui luoghi e, nello stesso tempo, sottraeva uomini e risorse economiche ai signori vicini e concorrenti (tipica, in questo senso fu la fondazione di Venzone, contrapposta alla vicina e rivale Gemona). Caratteristica delle fondazioni di quest’epoca è la suddivisione in lotti di terreno stretti e lunghi (il cosiddetto ‘modulo gotico’) su cui costruire le case, dovuta a ragioni fiscali: si pagava al signore un censuo annuo calcolato sull’ampiezza del fronte strada. La concessione del mercato al nuovo centro, che spesso corredava l’iniziativa, sanciva il passaggio dallo status di villaggio o castello a quello di città.
Le nuove fondazioni di età moderna, almeno per quanto riguarda l’area regionale, obbedivano ad una logica completamente differente. Era finita l’era della costellazione di poteri tra loro concorrenti; lo ‘stato moderno’, forte e centralizzato, era in grado di organizzare tutto il territorio a seconda delle necessità generali. Tra queste la difesa dai nemici esterni rappresentava una priorità, demandata alle aree poste ai margini dello Stato Veneziano, come era l’area regionale. Qui sorse dunque la grande piazzaforte di Palmanova, dichiaratamente volta a rintuzzare la minaccia di incursioni turche, ma di fatto posta a presidio e controllo della frontiera con le terre imperiali che si trovava poco lontano.
Epoca di nuove fondazioni fu anche quella contemporanea, in particolare durante il ventennio fascista. La spinta alla costruzione di insediamenti in aree che in precedenza ne erano privi venne da considerazioni di tipo economico-politico. Esse si inserivano in quei progetti di bonifica, messa a coltura e popolamento di aree spopolate, come le zone impaludate e malariche, a cui si aggiunse – nella seconda metà degli anni Trenta del Novecento - l’impulso all’incremento della produzione autarchica delle materie prime. A dare un’impronta unitaria e caratteristica a questi insediamenti fu la concezione urbanistica improntata al razionalismo, tuttora riconoscibile (si vedano Torviscosa e Arsia).