La visita pastorale di Cesare de Nores (1584) e lo stato del clero in Età moderna

Età moderna


Conclusosi il Concilio di Trento, il Friuli registrò i primi interventi di riforma cattolica a partire dal 1570, attraverso le visite pastorali effettuate nelle due diocesi esistenti di Concordia e di Aquileia. La diocesi di Aquileia comprendeva un territorio molto vasto, che si estendeva oltre le Alpi e si componeva di undici arcidiaconati, tre dei quali si trovavano in territorio friulano: l’arcidioconato di Aquileia (detto anche Arcidiaconato inferiore, dal quale venne separato quello di Gorizia per l’Isontino), l’arcidiaconato della Carnia e quello del Cadore. Il processo di riforma cattolica venne realizzato in questo territorio in due fasi: la prima, sostenuta dal patriarca Giovanni Grimani tra il 1546 e il 1585, fu indirizzata a contrastare la diffusione di idee eterodosse e la seconda venne organizzata dal patriarca Francesco Barbaro tra 1587 e il 1616, quando prevalse l'intento di riformare l’ambito istituzionale e la catechizzazione delle comunità. Le visite apostoliche in Friuli - strumento privilegiato scelto da papa Gregorio XIII per monitorare e sottoporre le diocesi al controllo - principiarono nel 1570 e riguardarono i territori della diocesi di Aquileia posti nei territori arciducali, mentre nel 1584 fu interessata la parte veneta. Questa seconda visita venne affidata a Cesare de Nores, vescovo di Parenzo, che in due anni attraversò le diocesi di Treviso, Aquileia, Concordia e Feltre. De Nores si attivò al termine del Sinodo di Aquileia (novembre 1584) e il quadro che emerse sulla realtà ecclesiastica locale può essere letto attraverso le disposizioni da lui lasciate, relative alla vita pastorale dei preti secolari, alle modalità devozionali dei laici e alla riforma degli ordini religiosi. Vennero infatti esaminate le procedure per la nomina del parroco, le modalità d’esame sulla sua preparazione e sull’idoneità al ruolo; furono verificati i benefici curati e la condotta morale del clero in città e in campagna; venne esaminata la dotazione liturgica degli edifici di culto e la loro manutenzione; furono indagate le pratiche devozionali delle comunità, la diffusione e il grado di adesione a orientamenti eterodossi, superstiziosi ed eretici. Il quadro che ne emerse presentò un Friuli organizzato in strutture medievali, con un livello d’ortodossia variabile da zona a zona e che richiese la compilazione delle Ordinationes: il corpus delle norme pratiche e degli strumenti giuridici per attuare la riforma cattolica.


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