Luoghi di culto e di devozione nel Friuli d'Età moderna

Età moderna


Durante i secoli compresi tra Cinquecento e Settecento, la realtà devozionale friulana fu caratterizzata da un lato dalla continuità con i culti e le pratiche di preghiera medievali e dall'altro dall'influsso dei nuovi orientamenti spirituali che il patriarcato filtrava dalla Chiesa di Venezia e, più ampiamente, da Roma. La trasposizione visibile della devozionalità locale è individuabile nella costruzione di nuovi edifici cultuali, nel restauro e nella committenza delle chiese e delle immagini sacre in esse contenute. In particolare, tra la miriade di luoghi di preghiera che costellarono il territorio, la presenza di santuari determinò un consistente afflusso di fedeli, sia secondo una modalità comunitaria, in determinate festività liturgiche del calendario cristiano, sia individualmente, per rispondere a momenti particolarmente drammatici della vita personale. Fin dal secolo V si distribuirono in Friuli diversi santuari, sorti per conservare sacre reliquie o in seguito ad apparizioni e interventi straordinari del divino o per esprimere la fede in conseguenza a grazie ricevute. Nella zona goriziana si ricorda il santuario mariano di Barbana (Madonna dell'isola, sec. VI), ma ebbero molta importanza anche i siti di Monfalcone (Beata Vergine Marcelliana, sec. XV), di Monte Santo (Gorizia, 1544), di Cormons (Maria Santissima Rosa Mistica, sec. XVIII); nel pordenonese si ricordano i santuari di Polcenigo (SS. Trinità, sec. V), di Fanna (Madonna della Strada, sec. X), di Barcis (S. Daniele di Monte, sec. XIII), di Aviano (Madonna del Monte, 1517), di Cordovado (Madonna delle Grazie, 1602), di Sacile (S. Maria della Pietà, 1611), di San Vito al Tagliamento (Madonna di Rosa, 1655); mentre nella zona udinese si concentrò il maggior numero di santuari: da Pavia di Udine (Madonna di Muris, sec. XIV), a Sauris (Sant'Osvaldo, sec. XIV), da Buia (S. Maria ad Melotum, sec. XV), a Raveo (Maternità di Maria, 1619), da Lauco (Madonna di Trava, 1659), a Reana del Rojale (Madonna del Carmine, sec. XVII), a Bertiolo (Beata Vergine di Screncis, sec. XVIII); i più noti furono i santuari edificati a Tarvisio (Madonna del Lussari, sec. XIV), a Udine (Madonna delle Grazie, sec. XV) e soprattutto quello antichissimo posto sul monte di Prepotto (Madonna di Castelmonte, sec. V), che fu uno dei più visitati all'interno del patriarcato di Aquileia. Dall'intitolazione di questi luoghi sacri emerge la predominanza del culto mariano, seguito da quello agiologico. Più che nel Cinquecento, è nel Seicento che la devozione mariana acquistò nuovo vigore, anche per la diffusione della recita del Rosario, una pratica devota che si diramò rapidamente in città e in campagna grazie all'Ordine domenicano. Per quanto riguarda la devozione ai santi, ai quali vennero dedicati luoghi di culto per impetrare la protezione per la difesa contro malattie, pericoli quotidiani e calamità naturali, dopo il concilio di Trento il loro culto si diffuse in maniera peculiare sul territorio, incrementandosi nel Seicento e continuando fino alla prima metà del secolo successivo.


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