Le associazioni laiche di devozione (le Confraternite d'Età moderna)

Età moderna


La Confraternita, intesa come associazione di persone accomunate da una devozione cristologica (Corpo di Cristo, Crocefisso, Spirito Santo, Trinità, Sacramento), mariana (Beata Vergine del Rosario, dei Battuti, Annunziata, Assunta, Madonna della Neve), agiologica (Ognissanti, S. Rocco, S. Antonio Abate, S. Sebastiano, S. Valentino, S. Nicolò) o altro (Dottrina Cristiana, Anime del Purgatorio), fu una realtà diffusissima sul territorio fin dal Medioevo, collaborando con la Chiesa locale sia per l’organizzazione liturgica sia per l’esercizio della carità. Si tratta, infatti, di istituti para-ecclesiastici che talvolta rimasero semplici associazioni di devoti, altre volte diedero origine a forme di carità ed assistenza a malati ed indigenti, altre ancora divennero veri e propri collettori di capitali ricorrendo ai prestiti ad interesse. A causa di questa duplice vocazione, religioso-devozionale da un lato ed economica dall’altro, le Confraternite furono sottoposte ad un continuo controllo sia da parte dell’autorità religiosa sia civile. La loro attività gestionale è documentata da una presenza notevole di libri contabili, di cui era responsabile il cameraro, ossia l’amministratore laico, talvolta affiancato dal sindico e dal priore. Il primo accenno alla riforma delle Confraternite si trova nella sessione conciliare del 1562, in relazione al dovere dei visitatori apostolici di verificarne l’operato, ma l’intervento disciplinare più significativo risale a Clemente VIII, con la bolla Quaecumque del 1604. Da parte dell’autorità civile, Antonio Grimani emanò nel 1659 una specifica ordinanza per il controllo della gestione e dei bilanci delle associazioni devozionali, le quali dimostrarono un operato posto a confine tra la carità e il credito rurale. L’elargizione di elemosine, l’assistenza ai malati o ai defunti da tumulare, la distribuzione di generi alimentari, la cura degli arredi liturgici che ornavano altari e cappelle di loro pertinenza furono operazioni svolte parimenti alla gestione di capitali mobili e immobili attuati attraverso relazioni contrattuali (affitti semplici, locazioni, livelli, soccide). La pluriforme attività confraternale rimase immutata fino alla fine del Settecento, quando cominciò a essere oggetto di una legislazione mirante alla soppressione di tali istituti, un intervento che per la parte austriaca fu attuato da Giuseppe II a partire dal 1783 e per la parte veneta ebbe inizio con il decreto napoleonico del 1806.


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