La presenza luterana in Friuli nella prima metà del Cinquecento

Età moderna


Dopo che papa Leone X scomunicò il predicatore agostiniano Martin Lutero (1520), autore nel 1517 delle 95 tesi contro il sistema delle indulgenze, tracce di adesione alle sue idee si manifestarono in Friuli a partire dal 1520, coinvolgendo per primi i centri di Gemona, San Daniele e Spilimbergo. Dal 1520 al 1550 si concentrarono le azioni ed i provvedimenti intesi a ostacolare la diffusione dell’eresia luterana, sia per iniziativa dei religiosi sia del braccio secolare. Nella parte veneta, il patriarca Grimani Marino, incaricato nel 1524 dal papa Clemente VII di riformare il monastero di S. Maria di Aquileia, impose ai vescovi della diocesi il monitoraggio della circolazione di libri considerati proibiti, prevedendo la scomunica sia ai chierici che ai laici trovati in possesso dei relativi volumi o nel tentativo di fare proselitismo. Il tribunale dell’Inquisizione vide aumentare le denunce di eterodossia negli anni Trenta del Cinquecento: a Cividale un contadino rientrato dalla Germania cominciò a diffondere la dottrina protestante e dal 1534 al 1544 si registrano gruppi di eretici e predicazioni a favore di Lutero anche da parte di alcuni preti, da Udine a Trieste. Nella parte asburgica, già nel 1523 l’arciduca Ferdinando mise al bando i libri che contenevano l’eresia protestante per i territori del goriziano, per Trieste e per l’Istria austriaca, ma non riuscì a contenerne la diffusione, tanto che Pirano viene indicata dai nunzi veneziani completamente luterana già nel 1534. A Gorizia, i proseliti del movimento evangelico avevano trovato nel barone de Hungerspach il loro maggior esponente già nel 1525, quando riuscirono ad evadere dal carcere di Tolmino in cui erano stati imprigionati assieme al loro predicatore. A Trieste, negli anni Quaranta aumentarono i processi per eresia, così come nei centri di Spilimbergo, Pordenone e Udine. Nel 1549 molti sospetti di eresia vennero segnalati al Sant’Uffizio da Pola, Dignano, Pirano e Capodistria, città quest’ultima che vide la predicazione di Pier Paolo Vergerio e di suo fratello Giambattista, vescovo di Pola, in favore delle dottrine eretiche.


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