Cividale del Friuli (Udine)

Città


FORUM IULII  (Età romana e tardo antica)

Il centro romano di Forum Iulii, odierna Cividale del Friuli, fu istituito nel territorio segnato dallo sbocco in pianura del fiume Natisone: un luogo che raccordava l’odierno Friuli centrale con la media e alta valle dell’Isonzo (oggi in Slovenia). La penetrazione romana nell’area avvenne gradatamente nel corso del II secolo a.C., in forme che le fonti antiche omettono di ricordare, ma che furono verosimilmente non del tutto indolori. Indizi di scontri militari fra i Romani e le popolazioni autoctone provengono dalla dorsale collinare costituita dai Monti Barda e Roba, alture che dominano l’odierna San Pietro al Natisone: si tratta di ghiande missili (proiettili in piombo) inquadrabili fra la seconda metà del II secolo e il I secolo a.C. Interessi di natura commerciale portarono i Romani in questo comparto territoriale che comunicava, oltre che con la valle dell’Isonzo, anche con quella dell’Idria e con i valichi delle Alpi Giulie. Esso, almeno in parte, rientrava, prima dell’istituzione del centro di Forum Iulii, nell’agro amministrativo di Aquileia (181 a.C.), come testimoniato dalle tracce attribuibili alla cosiddetta centuriazione classica aquileiese.
La pianificazione romana del territorio fu seguita dallo stanziamento organizzato dei coloni nelle fertili pianure circostanti l’odierna Cividale, che contribuirono a romanizzare le comunità indigene. La romanizzazione dei gruppi umani ivi stanziati fu, oltre che culturale, anche giuridica. Nell’89 a.C. una legge dello Stato romano (lex Pompeia de Transpadanis) concesse il diritto latino (ius Latii) alle comunità indigene della Gallia Cisalpina. Tale provvedimento riguardò forse anche la comunità residente presso la futura Forum Iulii: ciò potrebbe spiegare l’appellativo Transpadani riferito da Plinio il Vecchio ai Foroiulienses.
Fu Gaio Giulio Cesare proconsole, presente nel Nord-Est in qualità di governatore della provincia della Gallia Cisalpina e dell’Illirico (58-50 a.C.), ad istituire, forse nel 56 a.C., il centro di Forum Iulii, che da lui ricavò il nome: un forum di cittadini romani che andava a sovrapporsi ad un insediamento da tempo romanizzato. Più tardi, nel 49 a.C. o poco dopo, ancora in età cesariana, il forum, che aveva una funzione politica, amministrativa e commerciale, fu elevato giuridicamente a municipium. Da questo momento il municipio di Forum Iulii, i cui cittadini furono iscritti alla tribù Scaptia, esercitò il controllo su un ampio territorio. Da notare che dal toponimo della città romana, Forum Iulii, deriva il nome della regione Friuli.

 

CIVIDALE  (Età medievale)

In epoca tardo antica Forum Iulii, grazie alla sua posizione defilata, non venne toccata dalle invasioni; anzi, fu in quella località che il governatore della regione Venetia et Histria trasferì la sua sede dopo la devastante incursione degli Ungari che aveva causato la rovina di Aquileia (452). Restava però un insediamento militare più che una città vera e propria, perché le istituzioni civili erano subordinate a quelle militari e non le era stata attribuita la dignità di sede episcopale. Tale profilo però mutò con l’invasione longobarda del 568, quando al confine orientale d’Italia venne costituito un ducato assai forte e autonomo, la cui sede del ducato venne posta a Forum Iulii: così, la modesta cittadina di provincia divenne il capoluogo dell’area regionale che da essa prese il nome di Friuli.

Nella primissima fase della dominazione longobarda, i cambiamenti istituzionali non incisero granché sulle strutture abitative, mentre devastante fu la scorreria degli Àvari, nel 610: la città venne data alle fiamme; gran parte degli abitanti venne uccisa o deportata in Pannonia. Gli scavi, archeologici e non, hanno portato alla luce nel centro storico uno strato di materiali combusti sopra ai resti di epoca romana. La città tuttavia si riprese e venne ricostruita attorno a nuovi centri di potere civile e religioso: dai primi decenni dell’VIII secolo Cividale divenne anche sede episcopale, per il trasferimento del vescovo di Zuglio; poco tempo dopo vi prese dimora il patriarca aquileiese. L’area più importante della città divenne quella in prossimità di porta Brossana e del Natisone, difesa dalle mura, che prese il nome di Gastaldaga: qui si trovavano infatti gli edifici che ospitavano la corte ducale e il gastaldo reale (rappresentante del sovrano), la cui cappella, conosciuta come Tempietto longobardo, è tuttora visibile nel complesso del monastero di S. Maria in Valle

Con la conquista franca del 776 il suo nome venne mutato in Civitas Austriae, cioè città della contea (poi marca) orientale, forse per eliminare il riferimento al Ducato del Friuli per il quale i Longobardi si erano aspramente battuti contro Carlo Magno. Anche all’interno della nuova organizzazione politico-istituzionale Cividale restò il centro direzionale della regione, un ruolo che si rafforzò ulteriormente quando i patriarchi, nel 1077, ne divennero anche i signori territoriali e nella città posero la loro sede prevalente, anche se non esclusiva, di residenza. Dopo il Mille si intensificarono i traffici sulle lunghe distanze, anche lungo la via che percorreva le valli del Natisone e dell’Isonzo fino al passo del Predil, di cui Cividale era una tappa importante; nel XII secolo acquisì il diritto di tenere mercato permanente.

L’incremento della popolazione verificatosi in questo periodo non portò ad un’immediata saturazione degli spazi vuoti disponibili all’interno della cerchia urbana. I nuclei residenziali si formarono principalmente in corrispondenza delle quattro porte della città e immediatamente al di fuori di esse, anche oltre il corso del Natisone e del ponte che lo valicava. La necessità di includere queste aree nel circuito protetto dalle mura portò, a partire dai primi decenni del XIII secolo, ad avviare la costruzione di un nuovo e più ampio recinto murario, impresa che si sarebbe protratta fino a buona parte del secolo successivo. Al suo interno restarono sostanzialmente inalterati i principali edifici attorno ai quali si era articolata la vita cittadina: il Duomo, il palazzo patriarcale e le diverse chiese. Si aggiunse la Domus Comunis, espressione della nuova magistratura di autogoverno della città.

L’altro grande elemento innovativo, sia sul piano religioso che urbanistico, venne dall’insediamento degli ordini mendicanti: nel 1241 i Domenicani, che qualche anno dopo eressero a settentrione della città, nel borgo che da loro prese il nome, la chiesa e il convento. Nel 1244 troviamo attestati anche i Francescani a Borgo Ponte con la loro chiesa e monastero; successivamente, a partire dal 1285, lasciata alle Clarisse questa sede, si spostarono all’interno dell’ambito cittadino, in prossimità del fiume. Tutto il XIII secolo fu improntato ad un vivace dispiegarsi della vita cittadina, anche sul piano artistico e culturale e, ai primi del Trecento, si promosse l’apertura di uno studium generale, cioè di un’università. Tuttavia proprio in questo secolo il trend propulsivo cominciò a smorzarsi per la città, penalizzata dalla sua posizione decentrata e insidiata dalla concorrenza di Udine quale sede patriarcale e centro di riferimento per l’area del loro dominio temporale. Tale rivalità sfociò in vere guerre tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento, quando le due città capeggiarono le opposte fazioni politiche schierate con il Patriarca o con Venezia. Il prevalere di quest’ultima segnò anche il declino dell’antica città ducale.


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